Alluvione Licola: dopo il silenzio arriva la solidarietà


LICOLA – Dopo il silenzio la solidarietà. A 34 giorni di distanza dal nubifragio che distrusse la piana di Licola arriva il primo vero grande segno di solidarietà: la “Selex Mbda” società con sede al Fusaro attraverso un “Fondo interno di Solidarietà” aziendale si è detta pronta ad intervenire con un’iniziativa di solidarietà in favore degli sfollati che si apprestano a vivere il loro primo Natale tra enormi disagi. E’ l’unico segno di solidarietà che finora gli abitanti della zona hanno ricevuto da quel maledetto 6 novembre quando a seguito di un violento acquazzone straripò l’alveo dei Camaldoli inondando le loro case distruggendo via Bambù e via Madonna del Pantano.
CONTATTATA LA REDAZIONE DI “CRONACA FLEGREA” – I vertici dell’azienda con sede a Bacoli, nella zona del Fusaro, dopo aver letto i racconti e visto le foto di quelle drammatiche giornate, hanno contattato la redazione di “Cronaca Flegrea” per avviare la “macchina della solidarietà”.

NESSUNO HA MOSSO UN DITO – Ma a stupire in questi 34 giorni è stata l’impasse di quella macchina dei soccorsi che in situazioni del genere spesso si è attivata. A Licola 13 famiglie in tutto 46 residenti che hanno dovuto fare tutto da soli: uomini, donne e bambini che hanno scavato nel fango senza che l’aiuto di nessuno. Da queste parti “gli Angeli del fango” visti in Liguria o in altre zone martoriate dalle alluvioni sono stati un lontano miraggio. L’unico aiuto è arrivato dai primi soccorritori: vigili del fuoco e carabinieri che misero in salvo gli alluvionati. E da qualche commerciante della zona che durante quei drammatici momenti offrirono bevande e alimenti. Poi nulla più.
IL RIENTRO TRA MILLE DIFFICOLTA’ – L’area colpita dallo straripamento del canale è divisa a metà tra i comuni di Giugliano e Pozzuoli: il primo ha concesso 25 giorni di ospitalità in albergo, il secondo 20. Poi ognuno per la sua strada. Oggi lentamente i residenti stanno facendo rientro nelle proprie abitazioni dopo i giorni trascorsi in albergo. Un ritorno tra mille difficoltà: nella zona infatti c’è ancora fango, distruzione e i locali a piano terra sono ancora inabitabili. Si è riusciti a ritornare a vivere solo ai piani alti, quelli che non sono stati toccati dalla furia di acqua e fango. Solo qualche giorno fa sono state ripristinate le utenze. Intanto gli argini sono stati rifatti e sono state puntellate le pareti di cemento del canale che col tempo avevano ceduto provocando pericolose infiltrazioni nel terreno che lo scorso 6 novembre contribuirono alla catastrofe. I lavori sono stati eseguiti dal Consorzio di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno che hanno la competenza nella gestione dell’alveo insieme alla Provincia di Napoli, ai Comuni interessati e al Genio Civile.
I RESIDENTI HANNO PAURA – Ma i timori nella zona rimangono: il canale realizzato dai Borboni nel corso dell’800 e che dalla collina dei Camaldoli estendendosi su una superficie di circa 70 chilometri nel quale confluiscono le acque piovane di Mugnano, Calvizzano, Qualiano, Quarto, Licola, Villaricca è ancora pieno di rifiuti. Il letto è ricoperto da almeno un metro di detriti ai quali si aggiungono i cumuli lungo l’intero tragitto che le acque compiono per finire nel mare di Licola. A ciò si aggiunge un particolare inquietante, che emerge anche da una relazione realizzata dall’Autorità Bacino nord occidentale della Campania: “L’alveo è ormai ad uso promiscuo, in gravi condizioni di inquinamento a causa dell’immissione di acque reflue civili ed industriali e dello sversamento incontrollato di rifiuti solidi di varia natura e di materiali di risulta, che talvolta determinano localmente pericolose situazioni di restringimento”. Il timore è che al prossimo temporale si possa rivivere di nuovo quel dramma.
GENNARO DEL GIUDICE
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