BACOLI/ La morte di Giovanni Marchionni resta avvolta nel mistero
BACOLI – E’ ancora coperta da una “coltre” di nebbia la morte dello skipper bacolese Giovanni Marchionni. L’unica cosa certa, ad oggi, che il 21enne non è morto a causa dell’assunzione di stupefacenti, né da intossicazione da psicofarmaci. Gli esami tossicologici non avevano evidenziato la presenza di droga e alcool nel corpo della vittima. Mentre è ancora in corso di accertamento l’eventuale presenza di acido solfidrico che potrebbe essere la causa della morte di Giovanni. A chiedere la verità è la sua famiglia, la madre che con un post su Facebook, corredato da una foto con il figlio, ha scritto: “Ci arriveremo alla Verità, nel frattempo sussurramela all’orecchio”. Un appello straziante di Ines Marrone che attende di conoscere come è morto il figlio.
GLI ESAMI – Il gas tossico che potrebbe aver causato la morte di Giovanni Marchioni, trovato privo di vita l’8 agosto scorso a bordo di un lussuoso motoscafo ormeggiato a Portisco, in Sardegna, è l’acido solfidrico che potrebbe essere fuoriuscito da batterie, presumibilmente, non funzionanti. Gli esami sono stati assegnati, lo scorso 19 novembre, ad un laboratorio di Catania. Ricordiamo che gli accertamenti eseguiti dal consulente nominato dalla Procura di Tempio, a bordo del motoscafo, avevano escluso, in un primo momento, la presenza di monossido di carbonio per poi, invece, segnalare, in una seconda perizia, la presenza di acido solfidrico al di sotto dei limiti di soglia. La Procura di Tempio, ad oggi, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo.



























