Close
Politica Primo Piano

POZZUOLI/ «I dissidenti non siamo noi, l’unico dissidente è Figliolia»

POZZUOLI/ «I dissidenti non siamo noi, l’unico dissidente è Figliolia»
  • Pubblicato18 Agosto 2016

CutoloPOZZUOLI – A quattro giorni dal consiglio comunale che deciderà le sorti di sindaco e governo della città parla Mario Cutolo, consigliere di “Cittadini per Pozzuoli-Iniziativa Democratica” e componente del gruppo dei 6 che lo scorso 4 agosto fecero mancare i numeri a Vincenzo Figliolia. Cutolo non ci sta a passare per “dissidente”, “traditore” o “ricattatore” del sindaco e della maggioranza di governo di cui fa parte da quasi 4 anni e mezzo. «L’unico dissidente è il sindaco. Noi non siamo nè dissidenti, nè ricattatori, nè traditori – afferma Cutolo, che fa gruppo col presidente del consiglio Enrico Russo – Purtroppo Figliolia non è disposto al dialogo. Per quattro anni e mezzo credo di essere stato leale nonostante i tanti attacchi personali e politici che ho dovuto subire. Ma quando vedo che il sindaco non fa niente per le periferie, che distrugge una stagione turistica, che si circonda di persone particolari, che non tiene fede a tutta una serie di punti del programma, allora significa che qualcosa non funziona ed è giunto il momento di fare qualcosa».

FiglioliaFIRMA DAVANTI AL NOTAIO – «Il sindaco dovrebbe sedersi a un tavolo e parlare con la sua maggioranza. – prosegue Mario Cutolo – Dovevamo fare un tavolo per discutere e programmare la fine di questa consiliatura, la prossima campagna elettorale e l’eventuale inizio del nuovo mandato. Il nostro riferimento doveva essere Fenocchio ma il sindaco non ha voluto. Purtroppo Figliolia si sente il proprietario del comune di Pozzuoli. Il suo maniacale controllo su tutto e quattro anni e mezzo vissuti senza mai voler fare squadra con il resto della sua maggioranza hanno portato a questa situazione. Personalmente – conclude Mario Cutolo – non metterò mai la firma davanti a un notaio come qualcuno propone da tempo, non farò come hanno fatto quei professionisti che mandarono a casa Magliulo e prima ancora Giacobbe. Io andrò in consiglio comunale e dirò tutto».