Vuoti di potere e nuovi clan a Pozzuoli: l’allarme dell’Antimafia. A Bacoli c’è ancora il clan Pariante
AREA FLEGREA – Dopo gli arresti e le condanne che hanno decimato fino a far sparire quasi del tutto i clan Longobardi, Beneduce e Ferro a Pozzuoli è mutato lo scenario criminale. Non più organizzazioni con scale gerarchiche e ruoli definiti, ma gruppi composti da giovani e qualche reduce dei vecchi clan che tentano di gestire i traffici di droga e le estorsioni in modo violento dando vita ad agguati, stese e gambizzazioni. E’ il quadro che emerge dall’ultima relazione sull’area flegrea redatta dalla Direzione Investiga Antimafia. Al centro, come sempre, ci sono le fibrillazioni in corso a Pozzuoli dopo gli ergastoli ricevuti dai boss Gennaro Longobardi, Gaetano Beneduce, Salvatore Cerrone, Salvatore Pagliuca e le decine di condanne arrivate durante il processo anti camorra Iron Men.
I PENTITI – A queste si sono aggiunti i pentimenti di Antonio Ferro, Lino Pagliuca, Genny Gaudino e Antonio D’Oriano che stanno portando a fare luce sulle vicende della camorra degli ultimi 15 anni. “In conseguenza dell’indebolimento dei clan storicamente egemoni il territorio puteolano presenta attualmente uno scenario criminale in trasformazione nel quale numerosi episodi di violenza, agguati e stese risultano indicativi di conflittualità in atto per lo più tra soggetti emergenti che tentano di insinuarsi nei vuoti di potere. In particolare, si sta affermando un nuovo gruppo composto da persone in passato affiliate ai clan Longobardi e Beneduce, nonché intenzionato ad acquisire il controllo delle principali attività illecite ed il cui capo peraltro è stato arrestato in flagranza di reato il 3 dicembre 2020 dalla Polizia di Stato poiché trovato in possesso di una pistola semiautomatica con matricola abrasa e relativo munizionamento” scrivono gli investigatori che fanno riferimento all’arresto di Vincenzo Perillo detto “Pippo Baudo”, nipote di Gennaro Carrichiello.
GLI AGGUATI – Perillo è ritenuto il braccio armato di un gruppo criminale che a partire dall’autunno scorso mise a ferro e fuoco il Rione Toiano, mettendo nel mirino la famiglia del pentito Lino Pagliuca. Tre gli episodi che seguirono l’incendio dell’auto del suocero di Lino, all’indomani dell’inizio della collaborazione con la giustizia: la gambizzazione del fidanzato della figlia di Mario Pagliuca, fratello del Ras pentito; il ferimento, con un colpo di arma da fuoco, della nipotina 12enne all’interno delle case parcheggio al Rione Toiano; l’incendio del negozio della moglie di Giovanni Marfella detto “Giannetto”, storico uomo dei Pagliuca. In quei mesi ci fu anche la gambizzazione di Luigi Del Giudice “o lione” nei pressi dei carrarmati, sempre a Toiano, e quella Nicolò Petralia nei 600 alloggi di Monterusciello dove, il 30 novembre, furono esplosi colpi di pistola contro la casa del pusher Michele Loffredo detto “fiet e cazetta”. Sempre a Toiano andò in scena, il 18 novembre 2020, l gambizzazione di Girolamo Di Costanzo. A questa lunga scia di sangue c’è da aggiungere l’omicidio di Marco di Flora, vicino ai clan di Pianura, avvenuto a Licola. Episodi che rientrano in una guerra per il controllo delle piazze di spaccio del Rione Toiano e nella zona dei 600 alloggi di Monterusciello.
CLAN PARIANTE – Se a Pozzuoli è in corso un “ricambio generazionale” a Bacoli e Monte di Procida resta vivo il clan Pariante, secondo il dossier della DIA. Al vertice ci sarebbero Genny, figlio del pentito Rosario, e lo zio Vincenzo.