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Vaccino Covid-19 BioNTech/Pfizer: domande frequenti e risposte dell’AIFA

Vaccino Covid-19 BioNTech/Pfizer: domande frequenti e risposte dell’AIFA
  • Pubblicato5 Gennaio 2021

IL VACCINO – Il 27 Dicembre scorso, con il VDAY, ha preso il via in tutti i paesi dell’Unione Europea la campagna di vaccinazione contro il Covid19. Il vaccino attualmente in uso è quello prodotto dal duo BioNTech-Pfizer, l’unico approvato per il momento dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). Nei prossimi giorni/mesi se ne aggiungeranno degli altri. Ad oggi, al nostro paese sono state consegnate 479.700 dosi, di cui circa 180.000 già somministrate, prevalentemente ad operatori sanitari ed in piccola parte ad anziani delle residenze assistenziali (9.742). La Campania ha utilizzato quasi la metà delle 33.870 dosi ricevute.

Domande frequenti e risposte – Al fine di fornire maggiori informazioni ai cittadini, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha pubblicato una serie di domande frequenti con relative risposte di cui riportiamo una sintesi.

Che cos’è? – Il vaccino BioNTech/Pfizer è destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Il vaccino non contiene il virus e non può provocare la malattia. In esso, infatti, è presente solo l’informazione genetica che serve al sistema immunitario per produrre anticorpi specifici in grado di riconoscere il virus e combatterlo.

USO – Viene somministrato in due iniezioni, solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra.

Quanto è efficace? – I risultati degli studi hanno dimostrato che due dosi del vaccino somministrate a distanza di 21 giorni l’una dall’altra possono evitare al 95% degli adulti dai 16 anni in poi di sviluppare la malattia con risultati sostanzialmente omogenei per classi di età, genere ed etnie.

La protezione è efficace subito dopo l’iniezione? – No, l’efficacia è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose.

Quanto dura la protezione indotta dal vaccino? – La durata della protezione non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato necessariamente di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi di coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi.

Le persone vaccinate posso trasmettere comunque l’infezione ad altre persone? – È necessario più tempo per ottenere dati significativi per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone.  Sebbene sia plausibile che la vaccinazione protegga dall’infezione, i vaccinati e le persone che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti COVID-19.

Quali reazioni avverse sono state osservate? – Le reazioni avverse osservate più frequentemente (più di 1 persona su 10) sono state in genere di entità lieve o moderata e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Tra queste figuravano dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre. Arrossamento nel sito di iniezione e nausea si sono verificati in meno di 1 persona su 10. Prurito nel sito di iniezione, dolore agli arti, ingrossamento dei linfonodi, difficoltà ad addormentarsi e sensazione di malessere sono stati effetti non comuni, che hanno interessato meno di 1 persona su 100. Debolezza nei muscoli di un lato del viso (paralisi facciale periferica acuta) si è verificata raramente, in meno di 1 persona su 1000. L’unica reazione avversa severa più frequente nei vaccinati che nel gruppo placebo è stato l’ingrossamento delle ghiandole linfatiche. Si tratta, comunque, di una patologia benigna che guarisce da sola.

Il vaccino sarà efficace anche verso la nuova variante? – I virus a RNA come SARS-CoV-2 sono soggetti a frequenti mutazioni, la maggioranza delle quali non altera significativamente l’assetto e le componenti del virus. Molte varianti di SARS-CoV-2 sono state segnalate nel 2020, ma finora queste varianti non hanno alterato il comportamento naturale del virus. La variante segnalata in Inghilterra è il risultato di una serie di mutazioni di proteine della superfice del virus e sono in corso valutazioni sugli effetti che queste possono avere sull’andamento dell’epidemia, mentre appare improbabile un effetto negativo sulla vaccinazione.