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Cronaca Primo Piano

Presi 3 vandali di via Cosenza: picchiarono selvaggiamente un operaio perchè convinti che fosse un barbone

Presi 3 vandali di via Cosenza: picchiarono selvaggiamente un operaio perchè convinti che fosse un barbone
  • Pubblicato30 Novembre 2011
Il comandante Carlo Pubblico insieme al capitano Silvia Mignone e ai marescialli Volpe e Sardo che hanno condotto l'operazione

POZZUOLI –  Quel sabato mattina imbottiti di alcol in tre aggredirono un uomo di 48 anni con calci e pugni lasciandolo a terra sanguinante. Motivo? «Perché lo scambiammo per un barbone». Questa l’assurda e becera giustificazione fornita lo scorso 28 novembre agli agenti di Polizia Municipale di Pozzuoli da parte dei 3 giovani tutti 19enni che all’alba di sabato 19 novembre dopo aver devastato via Cosenza, ferirono gravemente un manovale che attendeva sul marciapiedi l’arrivo dei colleghi per iniziare la giornata di lavoro.

AGGRESSIONE  che provocava all’uomo la rottura di 2 costole, trauma addominale, cranico e facciale con sospetto distacco della retina e 6 punti di sutura all’occhio. I tre giovani, (due residenti a Qualiano e uno a Pozzuoli) quella sera erano stati in compagnia di altri 3 giovani (tutt’ora ricercati dagli agenti della Municipale) tra i locali della movida puteolana.

PRIMA L’ALCOL POI LA FOLLIA –  Dopo aver bevuto i 6 scatenavano la loro follia rovesciando e distruggendo tutti i vasi e le aiuole di via Cosenza. Scene che venivano però riperse da 3 telecamere di videosorveglianza poste all’esterno di alcuni negozi. Successivamente, i due amici di Qualiano e il puteolano dopo aver salutato gli altri tre giovani (residenti nel quartiere di Marianella) proseguivano la loro notte di follia aggredendo un 48enne, di Pozzuoli, padre di 4 figli che in via Cristoforo Colomba attendeva i colleghi. Lasciato a terra sanguinante, l’uomo veniva soccorso da alcuni ormeggiatori e successivamente accompagnato in ospedale dai familiari che accorrevano sul posto.

Via Cosenza subito dopo il raid vandalico

LA FUGA –   dei tre aggressori avveniva a bordo di una Peugeot 207 anch’essa non passata inosservata agli occhi elettronici delle telecamere che consegnavano agli investigatori oltre il numero di targa anche i volti di tutti e sei vandali ai quali gli agenti del comandante Carlo Pubblico poche ore dopo la notte di follia iniziavano a dare la caccia. «Ho apprezzato la fattiva collaborazione da parte di cittadini e commercianti che hanno messo a disposizione testimonianze e filmati delle telecamere» ha affermato il capo dei caschi bianchi, che ha conferito al capitano Mignone e ai marescialli Sardo e Volpe del nucleo di Polizia Giudiziaria un elogio scritto per “l’alto senso del dovere e di abnegazione” dimostrato in quest’operazione.

LE INDAGINI –  Dopo poche ore iniziava quindi una lunga e meticolosa indagine da parte degli inquirenti che raccoglievano indizi e testimonianze. Contemporaneamente venivano scandagliati gli archivi dell’ufficio anagrafe e comparati con i 6 volti ripresi dalle telecamere per dare un nome ai vandali. Dal numero di targa della Peugeot 207 utilizzata dai tre aggressori si risaliva nel frattempo al proprietario della vettura, un uomo residente a Qualiano e padre di uno dei giovani. Il cerchio a quel punto si chiudeva e i tre, tutti ex amici di scuola e di buona famiglia (uno è studente universitario, un altro è un geometra tirocinante mentre il terzo lavora con il padre imprenditore) non potevano fare altro che costituirsi al comando di Polizia Municipale di Pozzuoli accompagnati e difesi dall’avvocato Patrizio Deliddo.

IN LACRIME   i tre hanno cercato di minimizzare l’accaduto spiegando che avevano scambiato l’uomo per un barbone che volevano prendere in giro. A quel punto per i tre 19enni scattava la denuncia a piede libero per danneggiamento, minacce e lesioni. «Contrasteremo ogni atto di violenza e devastazione perché episodi di questo genere sono inammissibili. E facciamo appello agli altri tre giovani di costituirsi perché prima o poi risaliremo anche a loro» ha concluso i comandante Pubblico.

GENNARO DEL GIUDICE
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