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Premio Nobel 2017 per la Fisica, intervista al ricercatore Antonio Perreca

Premio Nobel 2017 per la Fisica, intervista al ricercatore Antonio Perreca
  • Pubblicato4 Ottobre 2017

BACOLI – La scoperta delle onde gravitazionali conquista il Nobel per la Fisica 2017, dopo un secolo le intuizioni di Einstein sono state confermate. Un lungo lavoro, con la collaborazione di oltre 1000 persone provenienti da tutto il mondo. Antonio Perreca, di Bacoli, è un ricercatore della squadra a cui è stato conferito il premio Nobel. Laureato nel 2006 alla Federico II con una tesi sulle onde gravitazionali, decide di trasferirsi all’Università di Birmingham e dopo due anni ottiene il Dottorato di Ricerca in Fisica e Astronomia. Inizia lo studio su come migliorare la sensibilità degli interferometri.

Antonio Perreca

L’INTERVISTA – Da qui la strada è in salita, tre mesi prima della fine del Dottorato arriva la proposta dell’Università di Trento. “Sono stato assunto come ricercatore dall’Università di Trento – conferma Antonio Perreca – lo studio riguardava le onde gravitazionali, per un progetto di nome LISA. In questo caso il sistema di rivelazione è costituito da antenne nello spazio. Nel frattempo vivevo tra Birmingham e Trento. Dopo aver superato l’esame di Dottorato, sono stato contattato da uno dei guru delle onde gravitazionali: mi chiede se posso trasferirmi a Syracuse e far parte del centro di ricerca sulle onde gravitazionali. Una decisione molto difficile, vedevo gli Stati Uniti troppo lontani, non accettavo l’idea di dover vivere lontano da mia figlia Lucienne. L’Università di Syracuse mi offre continui incentivi e così decido di partire per gli Stati Uniti. Qui gestisco un nuovo centro di ricerca e formo una nuova equipe, nel frattempo i fondi per la ricerca sono stati dimezzati a 500 mila euro. Nonostante tutto riesco a portare a termine l’esperimento. Qui da vero napoletano, ho messo in atto la strategia del risparmio, riducendo le spese. Dopo Syracuse mi sposto a Caltech, California Institute of Technology, per due anni lavoro a stretto contatto con Rainer Weiss, Barr. Barish e Kip  Thorne, i vincitori del premio Nobel, che in prima linea hanno lavorato alla costruzione dello strumento più preciso realizzato dall’uomo”.

Da quanto tempo studia le onde gravitazionali?

“Da dodici anni, è stata una sfida continua. Ci aspettavamo la prima rivelazione  tra due anni, invece è arrivata il 14 settembre del 2015 durante la mia permanenza a Caltech. Non ci credevamo, il segnale era perfetto come Einstein aveva predetto. Per circa sei mesi abbiamo confutato l’ipotesi che potesse essere stato un hacker ad inserirsi nel nostro sistema. Ligo è formato da due rilevatori situati negli USA, uno a Livingstone e l’altro a Hanford. Entrambi hanno rilevato l’onda, questa è stata la conferma decisiva. L’annuncio dell’11 febbraio è stato seguito da altri tre, Virgo ha rivelato la prima onda gravitazionale il 14 agosto 2017, finora tutte le sorgenti delle onde gravitazionali sono state buchi neri. Nel frattempo sono stato contattato dall’Università di Trento, ho partecipato ad un concorso insieme ad altri 25 aspiranti professori e ho vinto. Questo mi ha consentito di ritornare in Italia e seguire mia figlia Lucienne, il più grande successo della mia vita. Non potevo chiedere di meglio, ora sono felice”.

Qual è l’importanza  di questa scoperta?

Dal punto di vista scientifico abbiamo confermato le intuizioni di Einstein, ora siamo in grado di ottenere informazioni molto dettagliate sull’universo. Infatti la prima onda gravitazionale rivelata risale ad 1 miliardo e mezzo di anni fa quindi ci avviciniamo all’inizio della creazione dell’Universo, di 13 miliardi di anni fa. L’obiettivo finale del team è fare una mappatura dell’Universo e avere informazioni sulla nascita. Grazie al nostro lavoro abbiamo aggiunto un ulteriore senso, prima l’universo era osservato tramite la vista, noi l’abbiamo ascoltato”.

Il Premio Nobel rappresenta la realizzazione di un percorso

Sono incredulo, la stessa sensazione che ho provato quando la prima onda è stata rivelata. Ero consapevole della portata della scoperta, un po’ me l’aspettavo. Questo premio ha dato valore a tutti i sacrifici che ho fatto. Un premio non personale, ma io e tutto il team lo sentiamo nostro. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di oltre mille ricercatori, 800 per Ligo e 200 per Virgo. La squadra ha vinto, si è creata una sinergia fantastica, un grande lavoro di equipe, che unendosi alle competenze personali ha rappresentato la chiave del successo”.

I suoi progetti per il futuro?

Tra qualche giorno parto per gli Stati Uniti. L’Università di Caltech mi attende, lavorerò per due mesi seguendo parallelamente gli sviluppi di Ligo e Virgo. Nelle prossime settimane sarò a Washington per rappresentare l’Italia durante un nuovo annuncio. Poi sono in attesa per conferenze nella città di Perth, in Australia”.