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POZZUOLI/ Strage della Solfatara, il processo slitta a giugno per l’emergenza coronavirus

POZZUOLI/ Strage della Solfatara, il processo slitta a giugno per l’emergenza coronavirus
  • Pubblicato20 Marzo 2020

POZZUOLI – Ennesimo rinvio causa coronavirus, stavolta direttamente a giugno, del processo per il disastro della Solfatara costato la vita alla famiglia veneziana dei Carrer, assistiti da Studio3A: l’attesa sentenza, a meno di altri problemi, non arriverà prima dell’inizio dell’estate. L’importante udienza inizialmente in programma il 4 marzo, avanti al giudice del Tribunale partenopeo, ottava sezione penale, dottoressa Egle Pilla, in cui era prevista la requisitoria con la richiesta delle pene da parte della Procura di Napoli, era già stata rinviata una prima volta al 18 marzo per l’astensione dalle udienze fino all’11 marzo decisa dal locale Ordine degli Avvocati per l’emergenza sanitaria. Ora, con il blocco dei tribunali fino al 15 aprile a seguito delle misure restrittive introdotte dal Governo per arginare la diffusione del virus, si è reso necessario un nuovo rinvio e l’udienza è slittata al 12 giugno 2020.

LA TRAGEDIA – Di conseguenza, nei prossimi giorni sarà ri-calendarizzato anche il restante programma dei lavori: a ruota, infatti, saranno nuovamente fissate, dopo il 12 giugno, anche le due udienze per la discussione delle difese che dovevano tenersi il 26 marzo e l’8 aprile. Al termine della seconda, che a questo punto, se la tabella di marcia sarà rispettata, si svolgerà nella seconda metà di giugno, sarà emessa la sentenza, sempre che non venga ravvisata la necessità di ulteriori attività istruttorie. Alla sbarra ci sono i vertici della “Vulcano Solfatara srl”, società che gestisce il sito naturalistico di Pozzuoli (da allora chiuso) dove il 12 settembre 2017 hanno perso la vita, durante una visita turistica, i coniugi veneziani Massimiliano Carrer e Tiziana Zaramella e il loro figlioletto Lorenzo, inghiottiti uno dopo l’altro da una voragine apertasi sotto i loro piedi e soffocati dai gas del sottosuolo. Sopravvisse solo il figlioletto più piccolo dei Carrer, che ha assistito impotente al dramma e oggi vive con la zia. I familiari delle vittime, tramite l’area manager Riccardo Vizzi, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e sono già stati risarciti in sede civile, ma adesso si attendono giustizia anche sul fronte penale, dove sono assistiti dagli avvocati Vincenzo Cortellessa, del foro di Napoli, e Alberto Berardi, del Foro di Padova, sempre in collaborazione con Studio3A.

GLI IMPUTATI – Per quest’immane tragedia i pubblici ministeri titolari del relativo procedimento penale, le dottoresse Anna Frasca e Giuliana Giuliano, hanno indagato, chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per Giorgio Angarano, 72 anni di Pozzuoli, legale rappresentante della “Vulcano Solfatara srl”, e per sei soci: Maria Angarano, 74 anni di Pozzuoli, Maria Di Salvo, 70 anni, di Pozzuoli, l’omonima Maria Di Salvo, 40 anni, di Napoli, Annarita Letizia, 70 anni, di Pozzuoli, e Francesco Di Salvo, 44 anni, di Napoli. A giudizio anche la stessa società in persona del suo legale rappresentante. Ai sette imputati sono contestati reati pesantissimi per i quali sono previsti svariati anni di reclusione: di qui la scelta del rito abbreviato che darà loro diritto alla riduzione di un terzo della pena. In primis, quelli di omicidio colposo in concorso (artt. 113 e 589 comma 1 c.p.), con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro (art. 589 comma 2) e ai danni di più persone (art. 589, comma 4), e ancora di disastro colposo e di delitti colposi di danno, sempre in cooperazione tra loro (artt. 113, 434 e 449 c.p.). Sono accusati di aver causato il decesso dei tre turisti “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nell’aver gestito il sito vulcanico”, classificato dalla Commissione Grandi rischi “in zona rossa”, “in assenza di qualsiasi cautela idonea ad assicurare che l’attività turistico-ricettiva fosse svolta in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori dipendenti e dei terzi visitatori”.