POZZUOLI/ Manzoni, il peccato originale e il “golpe” scongiurato da Napoli
POZZUOLI – «Non me la sento». Sono state queste le parole che hanno gelato il fronte pronto a sciogliere il consiglio comunale di Pozzuoli. Le ha pronunciate al cospetto degli altri dodici consiglieri Enrico Russo, entrato in maggioranza sei mesi fa dopo le dimissioni di Paolo Ismeno poi nominato assessore. Parole che hanno lasciato basito anche il collega di partito (Italia Viva) Gianluca Sebastiano, spiazzato dalla volontà di Russo di non firmare le dimissioni al cospetto di un notaio che di lì a poco avrebbe raggiunto i tredici nei locali di un’associazione messi a disposizione da uno dei consiglieri. Epilogo di una lunga agonia di un’amministrazione che porta con sé il peccato originale commesso da Manzoni: allargare la maggioranza a gran parte dell’opposizione per indebolire il dissenso, lasciando tra i banchi della minoranza il solo Figliolia insieme a Iasiello e Del Vaglio. Regole non scritte della politica che hanno generato un effetto boomerang contro Manzoni.
IL VIA
GGIO – Proprio Del Vaglio era partita giovedì notte da Milano per firmare partecipare alla riunione dei tredici e presentare le dimissioni benedette anche da Marco Sarracino e dalla sua corrente del Pd. Cadeau che gli otto hanno servito sul piatto all’opposizione che ha fatto – è il caso di dirlo – l’opposizione. I motivi sono ormai noti e resi pubblici dagli otto: mancato coinvolgimento nelle decisioni, il non rispetto del documento programmatico firmato a maggio e una serie di fughe in avanti di Manzoni che – al netto degli errori nella gestione politico-amministrativa – ha spesso soffocato il bisogno di visibilità, in termini amministrativi, di parte della sua maggioranza.
I PARTITI -Una mattinata che ha registrato un susseguirsi di colpi di scena fino all’entrata a gamba tesa delle segreterie regionali dei partiti che compongono il campo largo di Manzoni: su tutti Mario Casillo del Pd e il neo consigliere regionale di Italia Viva, Ciro Buonajuto, riferimento politico di Enrico Russo. Interferenze che hanno cambiato il corso della storia, almeno per ora. Manzoni ad oggi non ha più una maggioranza. Il fronte degli otto (ora diventati sette) continua ad essere unito: “o tutti insieme in maggioranza o tutti all’opposizione” è il mantra ripetuto nel pomeriggio dopo il “golpe” fallito. I numeri per andare avanti non ci sono, anche alla luce della crisi aperta nel Pd da Manuela D’Amico e Antonio Villani.
GLI SCENARI – Resettata l’ennesima giunta, da domani si lavorerà a un nuovo tavolo per trovare una nuova quadra, al netto di qualche inevitabile purga. Scenari in continua mutazione, come gli equilibri all’interno dei partiti dopo lo scioglimento fallito: Sebastiano e Russo sembrano alla fine di un idillio, mentre Europa Verde Pozzuoli dovrà fornire chiarimenti ai vertici regionali che vogliono Fiorella Zabatta assessore e che puntano a mantenere gli equilibri sui territori. Ad oggi l’unica certezza restano la necessità di nominare quanto prima una Giunta per dare seguito a una serie di atti importanti, tra cui il nuovo bando per il Rione Terra e l’approvazione del bilancio. Nel frattempo, però, Manzoni è chiamato a un’impresa ardua: prendere in mano i cocci di una maggioranza da ricostruire.



























