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POZZUOLI/ Centro per autistici a rischio chiusura, sfila il corteo di lavoratori e familiari

POZZUOLI/ Centro per autistici a rischio chiusura, sfila il corteo di lavoratori e familiari
  • Pubblicato21 Giugno 2017

POZZUOLI – Hanno sfilato urlando slogan con striscioni e bandiere, per difendere la loro “casa”: il centro Serapide, il cui servizio di assistenza agli autistici è ad un passo dall’internalizzazione da parte dell’Asl. Una giornata di lotta per i lavoratori della struttura di via Campana, che assieme ai familiari degli assistiti, hanno manifestato contro quanto deciso oramai da tempo dall’azienda sanitaria.

STRISCIONI E SLOGAN PER DIRE”NO” ALLA CHIUSURA – «Il paziente è sacro, non fate un massacro» si leggeva su uno degli striscioni mostrati durate il corteo partito da via Fasano e terminato a piazza a Mare. «I disabili vanno tutelati non discriminati» un’altra delle scritte, ed ancora «Non chiudete il centro per l’autismo di via Campana». Sono circa 60 i pazienti autistici presi in cura al centro Serpaide da 28 lavoratori specializzati. Dal prossimo 31 luglio, come detto, il servizio sarà gestito direttamente dall’Asl Napoli 2 Nord. Chiare le conseguenze: la perdita di lavoro al centro Serapide per chi da tempo si occupa dei pazienti autistici in regime semiresidenziale, e una sorta di “diaspora” per gli stessi assistiti. Al loro fianco sigle sindacali e il sindaco Figliolia che in più occasioni ha sottolineato la necessità di far sì che il centro non chiuda.

L’APPELLO A VINCENZO DE LUCA – Daniele Minichini, presidente dell’associazione “Almeno credo”, si era rivolto anche al governatore Vincenzo De Luca: «In un momento storico in cui sembra esserci tanta attenzione per la disabilità, e in modo particolare proprio per l’autismo, come è possibile che invece di creare nuove opportunità, ovvero incrementare quelle già in essere, si butti tutto all’aria così e si decida di recludere i ragazzi autistici nelle case, negando loro ogni forma di integrazione? Quale regressione subiranno questi ragazzi così sensibili vedendosi negate tutte le occasioni di socializzazione e monitoraggio clinico e terapeutico cui erano abituati?».