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POZZUOLI/ Assessori da una parte, consiglieri dall’altra: anche Buonaiuto scaricato dal proprio gruppo consiliare

POZZUOLI/ Assessori da una parte, consiglieri dall’altra: anche Buonaiuto scaricato dal proprio gruppo consiliare
  • Pubblicato28 Giugno 2023

POZZUOLI – «Non gli garantiamo il sostegno politico». L’assessore ai lavori pubblici del comune di Pozzuoli è stato “scaricato” dal proprio gruppo politico. Salvo clamorosi colpi di scena, Antonio Buonaiuto non siederà più in Giunta comunale. E’ profondo il solco venutosi a creare tra la parte amministrativa e i tre consiglieri Sandro Cossiga, Lydia De Simone e Arcangelo Pisano, quest’ultimo entrato in consiglio dopo la scomparsa di Tito Fenocchio.

L’IMPLOSIONE – Buonaiuto, insieme a Lucia Coppola (giovane assessora alle politiche sociale) fu voluto direttamente dal compianto leader di “Pozzuoli Libera” che, forte della propria leadership, riuscì a convincere De Simone e Cossiga della bontà dell’azione a sostegno del sindaco Manzoni che, manuale Cencelli alla mano, aveva riservato due caselle per la civica di Fenocchio. Dopo un anno, però, lo scenario è cambiato e i rapporti all’interno del gruppo tra la parte politica e quella amministrativa sono implosi, aprendo un secondo fronte di crisi parallelo a quello di “Uniti per Pozzuoli”.

ASSESSORI SOLI – Buonaiuto e Coppola vanno dunque a impinguare la lista degli assessori “scaricati” dai consiglieri comunali di riferimento che annovera i nomi di Alba Lasorella e Filippo Monaco ai quali viene contestato di agire in autonomia e senza interfacciarsi con la parte politica. Qualche perturbazione, ma niente di incisivo, si è registrato anche nei Verdi ma l’assessora Zazzaro, così come Festa, godono del sostegno della parte politica ma soprattutto di una sorta di “immunità” dovuta alla loro elezione a consiglieri comunali. In conclusione, fatte le dovute proporzioni, una situazione del genere nell’esecutivo non si viveva dai tempi della breve consiliatura dell’ingegner Agostino Magliulo (sindaco per appena sei mesi) a cui la politica fece “pagare” proprio il distacco creato tra i banchi del consiglio comunale e le poltrone della sala Giunta.