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POZZUOLI/ Ad un anno dalla tragedia nella Solfatara parlano i familiari delle vittime

POZZUOLI/ Ad un anno dalla tragedia nella Solfatara parlano i familiari delle vittime
  • Pubblicato12 Settembre 2018

POZZUOLI – Le pozze di zolfo e le fumarole della Solfatara. Sono l’ultimo ricordo di Lorenzo, 11enne, del papà Massimiliano Carrer, 45 anni e della mamma, Tiziana Zaramella, 42enne. Venivano da Meolo, in provincia di Venezia, ed erano in vacanza a Napoli. Un anno fa la tragedia: i tre sono morti nel cratere, dopo essere precipitati in una voragine. Letale l’esalazione dei gas. L’unico superstite è stato il più piccolo della famiglia, il fratellino di Lorenzo. «Vogliamo ringraziare tutta la comunità di Pozzuoli per la vicinanza, ma preferiamo vivere in famiglia e in forma strettamente privata quest’anniversario di dolore». A dirlo è Elisabetta, la sorella di Massimiliano Carrer, che – insieme agli altri parenti – ha declinato l’invito a partecipare alle celebrazioni in memoria dei loro cari, tra cui una funzione religiosa nella chiesa del convento dei frati cappuccini di San Gennaro, in programma oggi nella città flegrea. I parenti ricorderanno le tre vittime, in modo più riservato, durante la messa di domenica, alle 7.30, nella chiesa di Fossalta di Piave.

IL FRATELLINO DI LORENZO E’ L’UNICO SUPERSTITE – Era il 12 settembre del 2017 e la famiglia Carrer stava visitando il celebre sito naturalistico per ammirare uno spettacolo unico al mondo che però, purtroppo, si è trasformato in una trappola fatale. Lorenzo precipitò in una voragine del terreno che si aprì all’improvviso sotto i suoi piedi e che inghiottì, stordendoli con i gas del sottosuolo, anche il papà e la mamma, precipitatisi uno dopo l’altro nel vano tentativo di salvare il figlio. Una strage da cui si salvò solo il figlio più piccolo dei Carrer, che oggi ha nove anni. «E’ dura per noi familiari – continua Elisabetta Carrer, che con il compagno ha accolto in casa il bambino unico superstite, lo sta crescendo con tanto amore, come e più di un figlio, proteggendolo anche dal clamore mediatico della vicenda – La realtà è che ciò che è successo è troppo grande, a un anno di distanza non riusciamo ancora a rendercene conto e a focalizzarlo del tutto. Abbiamo imparato che la vita è fugace. Oggi siamo tutti concentrati su nostro nipote, che piano piano, nella normalità di tutti i giorni, sta ritrovando la serenità, e su un’infinita serie di questioni, personali e burocratiche, legate al decesso improvviso di tre persone con ancora una vita davanti».

LE INDAGINI – Risultano indagati per il reato di disastro colposo Giorgio Angarano, amministratore della Vulcano Solfatara srl, e altri cinque soci della società che gestisce l’area. «La Procura di Napoli ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro per la completa ricostruzione della filiera delle responsabilità e per evitare che tragedie così immense e assurde abbiano a ripetersi», commenta il professor avvocato Berardi, del Foro di Padova, che ovviamente concorda sul perdurante provvedimento di sequestro del sito, che gli operatori economici e anche esponenti del mondo scientifico vorrebbero rendere nuovamente fruibile ai visitatori. «Nella Solfatara sono risultate violate innumerevoli normative di sicurezza per i lavoratori e per il pubblico – conclude Alberto Berardi – mi sembra evidente che, finché permarranno tutti questi elementi di estrema pericolosità, il sito non potrà che restare chiuso. La nuova superperizia con incidente probatorio richiesta dai pubblici ministeri partenopei, del resto, è funzionale anche e proprio a determinare i requisiti di sicurezza necessari per poterlo riaprire».