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PICCOLI GIORNALISTI RACCONTANO/ La Solfatara: un vulcano alle porte della città

PICCOLI GIORNALISTI RACCONTANO/ La Solfatara: un vulcano alle porte della città
  • Pubblicato15 Giugno 2016

solfatara (10)POZZUOLI – Per la sezione riservata ai “Piccoli Giornalisti Flegrei” dal tema “La Periferia al centro della città”, vi proponiamo l’articolo realizzato da Marta Borrone, alunna della classe 3 I dell’istituto Comprensivo “4 Pergolesi” dal titolo “La Solfatara: un vulcano alle porte della città”.

L’ARTICOLO – Pozzuoli è conosciuta in tutto il mondo per il fenomeno del bradisismo, strettamente collegato a quello del vulcanesimo attivo del cratere più importante: la Solfatara. I fenomeni sismici ad esso legati richiedono, quindi, la presenza di un adeguato piano di evacuazione che consenta a tutta la popolazione di fronteggiare l’emergenza. Decine di turisti visitano Pozzuoli tutti i giorni, attratti principalmente dal suo antico patrimonio artistico e storico che la rendono unica e una delle perle dell’Età Antica ancora da scoprire. Tra le testimonianze che rappresentano la storia della città ritroviamo l’Anfiteatro Flavio, il Tempio di Serapide o le Stufe di Nerone. Tuttavia, dal punto di vista geologico, Pozzuoli offre ai visitatori una ricchezza ancor più grande. Infatti, l’itinerario di un turista non sarebbe completo se non includesse una visita alla fumarola più famosa d’Italia, e forse del mondo intero, la Solfatara. Essa è un enorme cratere situato alle porte di Pozzuoli.

Ma con l’espansione urbanistica degli ultimi decenni, ormai il vulcano è nel cuore della città. Ecco un caso in cui un luogo di periferia si trasforma, grazie al turismo, in uno snodo vitale per l’economia di una comunità. La Solfatara, in realtà, presenta un vulcanismo secondario, ovvero un fenomeno legato al calore interno del pianeta. Ciò che distingue la Solfatara da una classica fumarola è l’emissione di vapore acqueo ed acido solfidrico, con l’assenza di anidride carbonica. Lo zolfo è l’elemento che più viene ricordato al ritorno da una visita alla Solfatara, a causa del suo cattivo odore. Tuttavia è stato dimostrato che esso produce degli effetti benefici al nostro organismo, e quindi è consigliato di respirarlo a pieni polmoni. Il cratere è molto vasto – con un diametro di circa 750 metri per 580 – e la temperatura cambia di zona in zona. L’area dove vi è la temperatura più alta è la cosiddetta “Bocca Grande”, con ben 160°C.

La Solfatara, in quanto uno dei 40 crateri che caratterizzano la zona dei Campi Flegrei, al momento è in uno stato di quiescenza; ma molti vulcanologi hanno il sospetto che presto possa risvegliarsi. Infatti anche se all’esterno non si vede né si percepisce, al di sotto di questo territorio e di tutti i Campi Flegrei vi è un continuo movimento del magma concentrato nella camera magmatica. Nel caso in cui questa terra ardente dovesse finalmente cedere e manifestare tutta la sua potenza, allora noi tutti non saremmo più al sicuro. Già in passato vi sono state delle scosse sismiche: la più forte è avvenuta il 5 settembre 1983 e fu avvertita non solo a Pozzuoli bensì anche nei paesi circostanti. Sempre negli anni ’80, si è registrato un fenomeno molto strano, ovvero l’innalzamento e l’abbassamento della terra a cui è stato dato il nome di bradisismo. A seguito di quest’evento, l’area è stata segnata come zona rossa.

“In quest’area vivono più o meno un milione di persone. Il problema è legato all’informativa della popolazione e alla capacità dei comuni di condividere questi piani con le persone per renderle consapevoli del rischio e della situazione in cui vivono. I rischi sono che al posto di un esodo ordinato, se dovesse succedere qualcosa, si assista al caos e a un fuggi fuggi generale”. Queste sono le parole di Francesco Peduto, presidente nazionale geologi. Tutto ciò è vero. Si dice che esista un piano di evacuazione, ma esso potrà salvarci dal risveglio del vulcano? Come agirà la protezione civile davanti a un tale pericolo?

Sono queste le domande che affiorano sulla bocca di tutti, e che ogni giorno spingono a riflettere se questo magma che ribolle sotto i nostri piedi sia capace di segnare la storia, proprio come è successo con l’eruzione del Vesuvio che ha distrutto le città di Pompei ed Ercolano nel 79 d.C. Le eruzioni del passato suggeriscono che il rischio è reale. Ma ancora non si sa se un milione di vite potranno essere salvate.

MARTA BORRONE