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LA DISPERAZIONE/ «Non mi resta che piangere abbracciato ai miei figli e a mia moglie»

LA DISPERAZIONE/ «Non mi resta che piangere abbracciato ai miei figli e a mia moglie»
  • Pubblicato28 Maggio 2014
L'appello disperato di un cittadino puteolano
L’appello disperato di un cittadino puteolano

POZZUOLI – Gentile Direttore, Chi le scrive è in primis un cittadino Puteolano, piccolo Imprenditore settore commercio elettronico. Premesso che non ho più lacrime da versare, santi da pregare. Da 2 anni sono in crisi, non mi è rimasto più niente, se non la dignità di non chiedere più aiuto a nessuno. Cosa vuole che importi al Comune, alle Istituzioni, al Sindaco, ad un pinco palla qualunque di Consigliere Comunale, o chi che sia, di Massimiliano, che non ha più niente, che ha lavorato una vita intera anche 20 ore al giorno, per andare a finire nel baratro e nel buio più totale. Da decenni sento parlare di usura, usurai e quant’altro, con dei colleghi che preferiscono andare a vita migliore e annichilire qualsiasi sofferenza.

 

L’USURA – Io personalmente preferisco morire di fame e andare sotto un ponte, pur di chiedere aiuto a codeste persone, se così possiamo chiamarle. Ma nel contesto non me la sento di biasimare e giudicare coloro che lo fanno e che non riescono ad uscirne. Da anni la Banca ha incassato il mio denaro e in cambio non mi ha mai dato un solo centesimo, all’occorrenza richiesto. Ho intimato aiuto ad alcuni Imprenditori Puteolani, ma senza riscontro. Ho scritto al Presidente della Repubblica, che ha rimandato risposta e obblighi alle Istituzioni locali, che al loro volta se non sono strafregate. Sono indignato, affranto, avvilito, depresso e disgustato dall’Italia e da Pozzuoli. Questo mio sfogo, e solo per conferma, che se un Piccolo Imprenditore, un commerciante, un artigiano decide quotidianamente di togliersi la vita, per debiti, e solo ed esclusivamente colpa delle Istituzioni, locali e Nazionali.

 

LENTA AGONIA – E’ indegno, nonostante la crisi, che per poche migliaia di euro, non si riesca a salvare una persona in difficoltà. Io, continuerò a pregare e a scrivere, confidando in un miracolo, che ad oggi, 21 maggio 2014, non si è verificato. Per il resto non mi resta che piangere, abbracciato, aggrappato con ogni sforzo ai miei 2 splendidi figli, e la mia cara moglie, auspicando che la lenta agonia, finisca presto, in un modo o in un altro.

Grazie per la cortese attenzione

G.M.