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IL DOCU-FILM/ “Io sto con la sposa”: un viaggio oltre la frontiera della libertà

IL DOCU-FILM/ “Io sto con la sposa”: un viaggio oltre la frontiera della libertà
  • Pubblicato30 Giugno 2016

io_sto_con_la_sposaIMG_0233POZZUOLI – Si sa, il matrimonio è uno dei giorni più attesi nella vita di una persona. Un momento di gioia da condividere e progettare con mesi di anticipo per ottenere il risultato perfetto, quello desiderato. Ma quando l’unico desiderio è fuggire dai disastri della guerra, allora anche un momento felice diventa l’escamotage perfetto per la ricerca di una vita diversa, una vita in cui ogni uomo abbia la propria indiscussa libertà. “Io sto con la sposa”: un progetto di fuga, un docu-film che raccoglie la storia di cinque palestinesi e siriani sopravvissuti al naufragio di Lampedusa dell’11 ottobre 2013, e la trasforma in una farsa matrimoniale.

io_sto_con_la_sposa_IMG_3349LE BARCHE DELLA MORTE. Tutto comincia dall’iniziativa di un giornalista italiano – Gabriele Del Grande – e due poeti palestinesi – Khaled Soliman Al Nassiry e Tareq Al Jabr : i tre, seguiti da una troupe adeguata per intraprendere e riprendere il “corteo nuziale”, in circa quattro giorni inscenano un finto matrimonio, mettendo in discussione la loro stessa vita per restituirne una migliore a persone marchiate dall’ingiustizia, ed aiutarle, quindi, a superare le frontiere della Svezia. “Una storia fantastica, ma dannatamente vera”: è il vissuto, il non-detto che trova sfogo nella rabbia di questi cinque protagonisti, il reale contenuto del film; persone frustrate dalla consapevolezza di aver pagato per morire; frustrate dal ricordo di un naufragio che ha visto 500 morti e l’indifferenza di ONU, Croce Rossa e Guardia Costiera, quest’ultima poi intervenuta solo dopo due ore, quando ormai chi non era annegato in mare lo stava facendo tra i morti.

TANTI PROCLAMI, POCHI FATTI – Il 14 Novembre 2013, alla Stazione di Milano Centrale, iniziano le riprese di un progetto le cui scene non hanno bisogno di allestimenti, sceneggiatura, ne tanto meno di copioni. Tutto è molto spontaneo, genuino, fin troppo realistico: perché è la realtà la vera protagonista, la stessa che mette in mostra come 17 Stati Europei abbiano dichiarato di accogliere questi naufraghi, per poi abbandonarli puntualmente a quel mare che separa le due rive del Mediteranno, e che Gabriele, Khaled e Tareq vogliono tornare a trasformare nel “mare che unisce”. La speranza è che vi siano riusciti con queste iniziativa. La soluzione è nelle sale cinematografiche – proiezioni e storia consultabili all’indirizzo: http://www.iostoconlasposa.com/#home.