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CALCIO/ Amarcord flegrei: Chietti racconta la vittoria a Taranto del 2001

CALCIO/ Amarcord flegrei: Chietti racconta la vittoria a Taranto del 2001
  • Pubblicato2 Maggio 2015
Francesco Chietti
Francesco Chietti

di Pasquale Guardascione

POZZUOLI – Sono passati quattordici anni da quella vittoria ma il ricordo è ancora vivo nella mente dei tifosi granata per quel successo in casa del Taranto. Era stagione 2000-2001 e la Puteolana di Eziolino Capuano che viaggiava nelle parti alte della classifica del girone C di serie C2 era reduce dal ko interno contro l’Igea Virtus.

IL MARCH WINNER CHIETTI – «Fu una settimana molto intensa e carica dove puntavamo a ritrovare la giusta serenità dopo la sconfitta al Conte contro i siciliani – spiega Francesco Chietti, ex giocatore dei diavoli rossi di quella Puteolana e autore del goal vittoria allo Jacovone -. La vigilia fu molto serena nonostante non attraversavamo un buon momento e questo grazie anche ai tifosi che c’erano sempre molto vicini. Ricordo che mister Capuano ci caricò tantissimo perché voleva mettere a segno un vero e proprio colpaccio». Era il 18 febbraio del 2001 e i diavoli rossi erano pronti alla sfida contro il Taranto che annoverava tra le sue fila giocatori di qualità come Gori, Siroti, Cimadomo, Monza, Puglisi e tre attaccanti di grande esperienza come Di Nardo, Bertuccelli e Riganò. Il tecnico granata si schierò con Esposito tra i pali, la linea difensiva composta da Toledo e Fornaciari centrali con Dionisio e Cherubini sugli esterni, una mediana a tre con Barone, Amato e Di Matteo e il tridente offensivo composto da Verolino coadiuvato sugli esterni da Chietti e Giannascoli. «Bei tempi: era una Puteolana stellare costruita da un grande presidente – continua Chietti -. Andammo a Taranto con il piglio giusto e mettemmo a segno una vittoria storica rimasta credo nella mente degli appassionati e dei tifosi della Puteolana. Verso la mezz’ora del primo tempo avemmo un rigore a favore e io mi diressi verso il dischetto. Ero un po’ teso, inutile nasconderlo, ma allo stesso tempo sicuro di me: non guardai il portiere negli occhi per non farmi distrarre. Cosa pensavo in quel momento? Che volevo solo segnare. Misi la palla sul dischetto e tirai a botta sicura trafiggendo Gori: fu una liberazione e ricordo che esultai alla Batistuta con l’indice vicino al naso in segno di silenzio. La meritammo quella vittoria per la determinazione e la volontà messa in campo».