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BACOLI/ In mostra a Napoli 50 anni di arte di Ferdinando Ambrosino – LE FOTO

BACOLI/ In mostra a Napoli 50 anni di arte di Ferdinando Ambrosino – LE FOTO
  • Pubblicato21 Aprile 2015
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Ferdinando Ambrosino, pittore di Bacoli

BACOLI – In 50 anni ha realizzato più di 8mila opere, tra pitture e sculture e tutte risentono di quei colori, profumi e calori flegrei. Ed è così che l’ex sindaco di Bacoli, Ferdinando Ambrosino sceglie di raccontare la sua vita, attraversata dall’arte, in una antologica dal titolo “Magia di icone mediterranee”. Il 24 aprile, alle ore 18, al Palazzo delle Arti di Napoli (via dei Mille, 60), l’inaugurazione dell’esposizione che comprende 60 opere. Interverranno: oltre al pittore, il giornalista Ermanno Corsi, il critico d’arte Nino D’Antonio e il filosofo Aniello Montano.  Per l’occasione anche una inedita installazione di una struttura in legno rotante sulla quale sono assemblate quattro opere pittoriche, il cui dinamismo le trasforma suggestivamente e illusoriamente in scultura.

DAI CAMPI FLEGREI IN AMERICA – Sono 10 anni che l’artista bacolese non esponeva a Napoli, l’ultima fu nel 2004 a Palazzo Reale. Dai Campi Flegrei è partito per girare il mondo, in America, prima a New York e poi a San Francisco, è stato letteralmente catturato da collezionisti e galleristi che hanno voluto esporre e vendere i suoi lavori. A Napoli in mostra, fino al 24 maggio, opere dal 1960 al 2014. Si parte dagli anni in cui la sua arte risentiva dei paesaggi flegrei, i rossi, il tufo, il giallo sulfureo. L’iniziale impronta figurativa, il cui naturalismo riconoscibile nelle vedute di Procida e della Corricella, cede lentamente il passo a forme sempre più smaterializzate, in cui i contorni cominciano a sfumare.

PRENDONO VITA LE ICONE – La svolta avviene negli anni Novanta, i volumi di influenza cubista si dissolvono approdano all’informale. L’arte si fa introspettiva, riflessione sulla realtà, una realtà immaginata che prende vita nelle Icone: qui la frantumazione lotta per ricomporsi in figura, in immagini che sfumano o si dileguano nella preziosità del colore, il rosso diventa porpora, il giallo oro rievocando la sacralità delle immagini bizantine.  «La cifra identitaria connotante il lungo percorso pittorico di Ferdinando Ambrosino va cercata e individuata nei timbri cromatici, nella scelta dei colori e nel modo di trattarli. Dalla prima all’ultima, la prima del 1960 l’ultima del 2014, tutte le opere esposte in questa mostra esibiscono l’uso sapiente di una tavolozza dai colori caldi, morbidi e temperati, lontana dai toni alti e squillanti e lontanissima dai sussurrati bassissimi, tenuissimi, tendenti al patetico», così in un passo scrive nella sua critica Aniello Montano.

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