Close
Primo Piano

Morto in un incidente a Licola 11 anni fa, la sentenza attesa per marzo

Morto in un incidente a Licola 11 anni fa, la sentenza attesa per marzo
  • Pubblicato9 Gennaio 2020
Rosa Di Bernardo, mamma di Mario Grieco

POZZUOLI – Tutto rinviato alle 10:30 di martedì 3 marzo. E’ questo l’esito dell’udienza del processo per la morte di Mario Grieco tenutasi ieri presso il Palazzo di Giustizia di Napoli, sito nel centro direzionale. Assente l’imputato Ferdinando Spaziani. In aula erano presenti: la madre della vittima, Rosa Di Bernardo, ed il padre, Giuseppe Grieco; l’avvocato della famiglia Grieco, nonché legale dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Davide Tirozzi; il presidente Aifvs Onlus, Alberto Pallotti; il responsabile della sede di Aversa ed agro aversano Aifvs Onlus, Biagio Ciaramella; la presidente dell’Associazione “Mamme Coraggio”, Elena Ronzullo. Il giudice ha ritenuto opportuno rinviare la trattazione al prossimo marzo. Ad intervenire, dopo la Procura Generale, è stato l’avvocato Davide Tirozzi, il quale ha posto l’accento sulla totale affidabilità della testimone, Lucia Silvestro, la quale, a distanza di oltre dieci anni dall’accaduto, lo scorso ottobre, confermò, in assise, quanto riferito in una fase successiva all’incidente alla madre in un incontro avvenuto al cimitero di Pozzuoli, proprio sulla tomba del ragazzo scomparso.

Mario Grieco

VERSO IL VERDETTO FINALE – «La posizione della Procura ci rende soddisfatti – afferma l’avvocato Davide Tirozzi -. Abbiamo discusso in assise ed attendiamo la controparte, confidando nel buon esito del processo». «Non è accettabile che siano trascorsi 11 anni dall’incidente e la famiglia Grieco debba ancora attendere per ottenere giustizia – afferma il presidente Aifvs Onlus, Alberto Pallotti -. Siamo contrariati per l’ennesima dissertazione dell’imputato. Riteniamo sia un atteggiamento insolente che solo in Italia può verificarsi. Ci chiediamo perché, ancora una volta, si tenti di procrastinare il responso definitivo. Come associazione continueremo a sostenere la famiglia martoriata dal dolore; questo sistema farraginoso non ci fermerà». Non nasconde il suo malcontento Elena Ronzullo: «Dopo quasi 11 anni di calvario tra i corridoi del tribunale di Napoli, mi sarei aspettata la conclusione tanto sperata. Purtroppo non è andata così e mi auguro che sia confermata la sentenza di primo grado. È inaccettabile che i genitori, già condannati all’ergastolo del dolore, debbano subire ulteriori ingiustizie nelle aule pubbliche». Grande la delusione per Biagio Ciaramella: «Riteniamo che questa girandola di udienze senza fine sia davvero insopportabile e snervante per i familiari delle vittime. Ascoltare nei processi sempre gli stessi discorsi da parte degli avvocati delle assicurazioni, i quali spingono per dare torto alle persone defunte sulla strada, ci fornisce l’immagine di un sistema che non funziona. Mi sono sentito offeso per quanto detto in un processo odierno da parte di un legale assicurativo, il quale, nonostante tenesse a precisare la presenza di buche lungo il tratto oggetto del suo processo, ha sostenuto che la responsabilità fosse del morto. Un’affermazione che si scontra con la nostra battaglia per l’utilizzo sano dei proventi derivanti dall’articolo 208. Se i Comuni dessero seguito ai nostri consigli, tante vite umane sarebbero salvate e scomparirebbero dai tribunali i processi inutili contro le vittime della strada».