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IL CLAN/ Gli omicidi di Toiano e la proposta agli affiliati rimasti soli: «O con noi o vi ammazziamo»

IL CLAN/ Gli omicidi di Toiano e la proposta agli affiliati rimasti soli: «O con noi o vi ammazziamo»
  • Pubblicato12 Gennaio 2019

POZZUOLI – Una riunione in una casa isolata, con le finestre chiuse e il buio a fare da lugubre cornice. Al loro cospetto uomini in divisa militare con al centro il loro “capo”, colui che gli avrebbe offerto una proposta alla quale era impossibile rifiutare. Accadeva all’indomani del duplice omicidio di Raffaele Bellofiore e Domenico Sebastiano, i due boss trucidati nel rione Toiano da un commando armato con fucili a pompa. Ad essere convocati in quella abitazione di Quarto furono gli oramai ex gregari del due capiclan uccisi poco prima. A loro l’offerta di passare nel gruppo emergente, pena l’eliminazione fisica.

LE NUOVE DICHIARAZIONI – A raccontarlo è stato il collaboratore di giustizia Francesco De Felice, anni dopo l’inizio del suo pentimento avvenuto nel 2009. Sette anni dopo, nell’ambito dell’inchiesta per accertare l’identità dei responsabili di quel duplice assassinio, De Felice ha spiegato ai magistrati: «Ritornando al Cerrone questi ci disse che tutti i morti che erano stati fatti a Pozzuoli avevano il fine di colpire Sebastiano e Bellofiore e non eravamo noi gli obiettivi. Aggiunse che se ci avessero voluto ammazzare in una settimana avrebbero fatto piazza pulita – aggiungendo – Quanto agli altri quartaioli che ho indicato come killer degli omicidi della faida, si tratta di una precisa indicazione che ci fece Cerrone in quella villetta di Quarto quando ci disse che quello era il suo gruppo che aveva sterminato il nostro vecchio clan e che se noi non avessimo accettato di passare con loro avrebbero sterminato anche noi. Aggiunse che mentre noi eravamo conosciuti dalle forze dell’ordine a loro non li conosceva nessuno dei carabinieri di Pozzuoli e quindi potevano agire con più libertà».

NASCITA DEL NUOVO CLAN – In pratica, è in quella riunione e da quell’offerta, che verranno gettate le basi per la nascita del nuovo clan, quello guidato da Gennaro Longobardi, Gaetano Beneduce, ma soprattutto Salvatore Cerrone, considerato da molti il vero leader dell’organizzazione. Tutti e tre, assieme a Nicola Palumbo, sono stati condannati alla pena dell’ergastolo per quell’omicidio, 22 anni dopo l’agguato. Quando oramai speravano che la vicenda fosse finita per sempre.