Close
In Evidenza

Grande commozione nel carcere di Pozzuoli per la pièce teatrale sul rapporto madre-figlio

Grande commozione nel carcere di Pozzuoli per la pièce teatrale sul rapporto madre-figlio
  • Pubblicato16 Aprile 2019

POZZUOLI – L’esistenza umana è costellata di rapporti, momenti di relazione intensa, che inducono al dolore o alla gioia di chi li prova. I rapporti interpersonali sono il deterrente per il senso della vita di ogni individuo, inoltre ci trasformano, unicamente, in quello che siamo e che diventeremo. Il legame Madre-Figlio, la distanza di un abbraccio, l’angoscia per la lontananza, sono i temi principali della pièce teatrale: «… e a Suo fianco le donne di Gerusalemme – Lettura drammatica della Passione e della Resurrezione», presso il Teatro della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, nell’ambito della rassegna: «Matera Capitale Europea della Cultura 2019». Questa messinscena con venature drammatico-sperimentali non sarebbe stata possibile, senza l’impegno e la determinazione del Laboratorio teatrale: «Officina Scuola Teatrodentro», operativo in carcere dal ’97, e dal team docenti della scuola carceraria: Fausta Apa, Olimpia Caccavale, Angela Cicala (conduttrice della serata), Maria D’Emilio (referente di sede), Tiziana Lucignano, Fausta Minale, Patrizia Schiavone. Senza dimenticare la performance delle diciannove allieve, che hanno interpretato con credibilità ed autenticità il loro ruolo attoriale, nonostante l’ardua difficoltà del linguaggio arcaico, presente con evidenza nel testo teatrale.

IL TESTO – Il dolore e l’angoscia di Maria vengono narrati attraverso dei multipiani stilistico-narrativi d’avanguardia, inoltre si nota la bravura nella scrittura del canovaccio teatrale, soprattutto tramite la rilettura di alcune opere che appartengono ai primordi della Letteratura italiana (la Lauda de “Il Pianto della Madonna” di Jacopone da Todi), fino ad arrivare alla potenza del verso poetico del cantautorato (“La buona novella” di Fabrizio De André), e lo stile della poesia femminile novecentesca (“il Poema della Croce” di Alda Merini). Tale triade di contenuto viene esposto in maniera viva e reale, con un ordito narrativo mitigato dall’ambascia dell’esperienza vissuta dalle detenute.

I MOMENTI TOPICI – Durante la pièce teatrale ci sono stati dei momenti di parossismo emotivo molto singolari ed energici. Il primo episodio emozionale è avvenuto con la performance dell’artista poliedrico flegreo Vincenzo Aulitto, il quale ha montato sullo sfondo della parete del palco un Cristo in Croce. Sarà lui a riecheggiare l’evento del martirio sulla croce. Non è un caso che la frusta con la pittura rosso-sangue sgocciolava sul pavimento ligneo, e lungo la parete frontale. Ricorda molto un modus operandi «à la Pollock», che rievoca una scena cult del film di Paolo Sorrentino La grande bellezza, in cui c’è la giovanissima bambina-artista che è colta dalla frenesia dell’ispirazione creativa, componendo con vasetti di vernice colorata la sua opera pittorica. Il secondo momento topico è avvenuto con le note del brano classico: «La Messa da Requiem in Re minore», l’ultima creata dal genio di Wolfgang Amadeus Mozart. Proprio in quell’attimo si scorge il commovente e sofferto urlo della Madonna, suscitando grandi disordini emotivi nel pubblico presente. «Noi – afferma la docente Angela Cicala, al termine del dramma – insegniamo alle nostre allieve ad indirizzare lo sguardo senza deviazioni.»

LE TESTIMONIANZE – Buoni anche i riscontri da parte dei vertici dirigenziali, infatti il Dirigente Scolastico, la Dott.ssa Francesca Napolitano ha dichiarato: «È un evento che abbiamo curato nell’ambito di una progettazione promossa da anni come laboratorio teatrale presente all’interno del carcere di Pozzuoli, in particolare, quest’anno, tale pièce è collegata al finanziamento europeo attraverso i progetti PON (Fondi Strutturali Europei). È uno spettacolo a cui tengo molto, poiché è la raffigurazione drammatica della Passione di Cristo, mentre le attrici sono le nostre alunne, e sanno mettersi in gioco, ogni volta, con grandissima capacità. Tramite questa attività non solo lavorano su contenuti letterari, ma soprattutto imparano linguaggi non verbali, che rappresentano delle competenze trasversali e relazionali, fondamentali per tutti. In una messinscena è necessario assumere dei ruoli, rispettare tempi e confrontarsi con l’Altro. Ciò arricchisce il bagaglio di risorse, e ci rende orgogliosi di insegnarlo.» Era presente alla kermesse anche, il Direttore della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, la Dott.ssa Carlotta Giaquinto, la quale è sembrata subito entusiasta ai nostri microfoni: «Il teatro è uno degli esempi più significativi, dal punto di vista educativo, per l’adattamento dell’individuo nella società. Il carcere libera lo spirito, infatti le persone detenute – che hanno la privazione della libertà – sentono di essere libere recitando sul palco. Il teatro crea la sperimentazione di nuove forme di vita, ricoprendo vesti nuove, ricche di diversità, e calcando luoghi di mondi alternativi a quelli della reclusione e della sofferenza, che inevitabilmente il carcere comporta. La scuola, lo studio, l’approfondimento culturale, sono delle possibilità di riscatto forti per queste donne.»