Close
Cultura Eventi

Alla scoperta dell’interessante beat flegreo della «Compagnia di Canto Libero»

Alla scoperta dell’interessante beat flegreo della «Compagnia di Canto Libero»
  • Pubblicato26 Aprile 2019

POZZUOLI – La pellicola più interessante e melanconica del 2018 – vincitrice del Prix de la mise en scène al “Festival di Cannes” – è il capolavoro «Cold War» diretto da Paweł Pawlikowski. È un mèlo elegante con fotografia accurata in bianco e nero, che racconta una storia d’amore impossibile vissuta in piena Guerra Fredda tra Parigi e la Polonia agli albori degli anni 50’, fino ad arrivare agli anni 60’ del Secolo Breve. La giovane Zula viene selezionata per far parte di una compagnia di danze e canti popolari, ma durante gli anni della formazione si innamorerà del suo Maestro Wiktor, il direttore del coro, iniziando una struggente e proibita storia d’amore. Lo star system socialista si scontra con il jazz parigino e crea una commistione di sensi, che stordisce lo spettatore. Le tradizioni e il folklore dell’est-europeo si fondono sul grande schermo, per dar spazio alla verve parigina, creando libertà aneddotica, strutturale, ricercata. La regia del cineasta polacco è sublime, eterea, a tratti ispirata alle regole generiche della Nouvelle vague forse, un omaggio doppio, allo stile di: François Truffaut e Jean-Luc Godard. Oggi, nell’epoca ipermoderna, c’è ancora spazio per la canzone popolare, o è un ricordo stipato in spazi e ricordi lontani? E soprattutto, crea interesse nei giovani?

LA COMPAGNIA PUTEOLANA – Pozzuoli ha dal 72’ la sua «Compagnia di Canto Libero» composta da: Vincenzo Aulitto, voce, chitarra e tammorre; Pina Ercolese, voce, tammorre; Maria Grazia Ercolese, voce e strumenti percussivi; Franco Barletta, chitarra classica; Procolo Caiazzo, chitarra battente, mandolino; Salvatore Di Fraia, fisarmonica, percussioni, flauto dolce; Pippo Causa, mandoloncello; Mario Grieco, bouzouki (mandolino greco); Antonella Cerciello, tammorra, ballo; Franco Barraco, percussioni; Angela Cicala, autrice dei testi, voce narrante. Il gruppo esegue un repertorio ispirato alla canzone classica napoletana e popolare, con uno sguardo mirato alla melodia pop salentina (pizzica) e, ulteriormente, alla vicina Basilicata. Il meridione della Penisola diventa coeso tramite contaminazioni sonore avvezze al ritmo e alle parole del cantautorato genovese (Fabrizio De André), e napoletano (Enzo Avitabile, Carlo Faiello).

UN GEMELLAGGIO SPIRITUALE – Lo spettacolo “In Luce” ha avuto come protagonisti la Compagnia di Canto Libero con le narrazioni di Angela Cicala, prima nella “Chiesa di San Vitale” (confraternita San Francesco) presso Assisi, successivamente si è svolta una replica presso la “Chiesa di Sant’Antonio” a Pozzuoli, bissando il successo già avvenuto nella Città di pace, patrimonio dell’umanità. Ambedue le kermesse sono state organizzate con l’aiuto di Antimo Civero, entrando di diritto nel calendario degli eventi del “Pozzuoli Faber Jazz Festival” dei Campi Flegrei. Questo sta a significare un gemellaggio spirituale, un incrocio tra due comunità, ricco di metafore e simbolismi arcaici, poiché con la forza della musica si arriva al cuore del pubblico vicino e lontano. È uno stile delicato, ritmicamente vibrante, traboccante di tradizione e folklore, mitigato dai versi poetici di Angela Cicala, che fanno da cornice ad una performance artistica unica nel suo genere.

IL LEGAME COMUNE – Il gruppo musicale prende vita nei primi anni settanta, sicché il nucleo principale della band si è conosciuto in gioventù presso la Chiesa di San Gennaro puteolana, iniziando a eseguire i primi concerti durante la messa, creando brani beat e orientati verso sound mediterranei, con un focus sull’universo partenopeo, ma anche cadenze jazz. Le location sono selezionate con accuratezza, poiché la Compagnia predilige luoghi di culto e colmi di atmosfera religiosa. La gioventù d’oggi deve farsi carico di tali tradizioni popolari nostrane, le radici raffigurano una parte fondamentale per la potenza e bellezza della comunità flegrea. Pensiamo ai legami con la Terra, per sentirci maggiormente fieri delle nostre origini culturali, e di noi stessi.