POZZUOLI/ Gianfranco Sebastiano, il ricordo «Tu riempivi gli spazi»

POZZUOLI – Riceviamo e pubblichiamo in memoria di Gianfranco Sebastiano.
Amico mio,
oggi è una di quelle giornate in cui le parole fanno fatica a uscire.
Oggi ti salutiamo, anche se, a dirla tutta, io non ci credo ancora.
Perché tu eri uno che riempiva gli spazi, che faceva rumore anche col silenzio.
E ora il silenzio pesa. Fa male.
Gianfranco era una presenza vera.
Un amico fedele, un compagno di battaglie, un uomo che non ha mai smesso di credere nella sua terra.
Abbiamo lottato insieme tante volte, spalla a spalla.
Per la caserma, contro i miasmi del depuratore, per le questioni legate al bradisismo, per restituire dignità e
futuro a un quartiere spesso dimenticato.
Il tuo profilo è zeppo di foto che amavi scattarmi durante le manifestazioni: eri lì, sempre, anche quando non si
vedeva, ma si sentiva. »
Tu non volevi fare politica per mestiere, volevi farla per amore.
Volevi vedere la tua città splendere.
Ma oltre al combattente, c’era l’uomo dal cuore grande.
Sempre pronto a offrirti un caffè – già pagato, ogni volta.
Sempre con una parola buona, un sorriso, un gesto che diceva tutto, anche senza parlare.
E poi la tua musica.
La buona musica. Il jazz, in particolare.
Quella che non si ascolta solo con le orecchie, ma con l’anima.
Tu eri jazz: profondo, raffinato, libero.
Un’anima che non si poteva ingabbiare, e che ha lasciato una traccia bella e indelebile.
Hai avuto anche le tue sofferenze, le tue prove.
Ma non ti hanno mai reso duro.
Anzi, ti hanno reso ancora più umano, più vicino a tutti
E ora, in questo momento così difficile, io sento forte una cosa dentro di me.
Tu, Gianfranco, ci lasci una responsabilità.
Una responsabilità grande, vera, che pesa ma che non fa paura.
Perché io so che va raccolta.
Io la sento, e ti prometto che continuerò.
Continuerò a lottare, anche per te.
Con la tua voce nella testa, con il tuo esempio nel cuore.
Non sarà facile.
Non sarà mai come con te accanto.
Ma tu non te ne sei davvero andato.
Tu resti con noi.
Nel rumore del traffico del nostro quartiere, in una risata tra amici, in una canzone jazz alla radio, in un caffè già pagato.
Tu sei qui. E ci resterai.
Questa lettera è il mio modo per dirti grazie.
Per quello che hai fatto, per la persona che sei stato,
e per quanto ti sei prodigato, sempre, per il prossimo.
Cia frat’ mij,
Mi mancherai.
T’vogl ben, assai.
Il tuo caro amico.
Antonio Maione