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Il puteolano Gianluca Papadia tra i finalisti del Premio Internazionale Quasimodo

Il puteolano Gianluca Papadia tra i finalisti del Premio Internazionale Quasimodo
  • Pubblicato3 Agosto 2018

POZZUOLI – Gianluca Papadia è risultato tra i finalisti del “IV Premio Internazionale Salvatore Quasimodo”, nella sezione “Testo Teatrale”, con la commedia “Il gene incompreso”.

L’AUTORE – Gianluca Papadia è nato a Pozzuoli il 15 settembre del 1970. Scrittore poliedrico con la passione per il teatro. “Il quadrato che non quadra”, la sua commedia più famosa, è stata portata in tournee da varie compagnie professionistiche. Nel 2013 ha seguito il corso “Full immersion di Sceneggiatura Cinematografica” presso Scuola di Cinema Sentieri Selvaggi di Roma tenuto da Demetrio Savi. Cura la rubrica settimanale Cattivi Consigli sul blog “Seven Blog”, scrive sul blog “Spaghetti Writers”, scrive sul blog “Le Reve”. Nel 2018 “Con le ali ai piedi” si è classificato terzo al “Premio Bukowski”, è stato finalista al Premio “il fascino del racconto” e terzo classificato al Premio “La città di Murex”. Il suo cortometraggio tratto dal racconto “Con le ali ai piedi” ha ricevuto una menzione speciale al “Festival Internazionale del Cinema Povero”; il racconto “La ragazza sulla riva” è si è classificato terzo al “Premio Giacomo Zanella”. Infine con il racconto “Marea Crescente” ha portato il Rione Terra di Pozzuoli tra i tre finalisti del “Premio Il Borgo Italiano 2018”.

L’OPERA – Il gene incompreso è una brillante commedia borghese che tratta un tema di scottante attualità: quello dell’utero in affitto da parte di coppie omosessuali.
Paolo e Ludovico decidono di avere un figlio ma in Italia non è ancora possibile affittare un utero. La coppia si affida così a Sasha, un ragazzo russo conosciuto all’università. Sasha trova una ragazza di Mosca disposta a essere fecondata col seme di Paolo. La legge vuole che pure l’ovulo venga da una donatrice e Paolo e Ludovico, per non rivolgersi a un’estranea, convincono Isabella, una loro amica d’infanzia, a donare il suo. Tutto sembra procedere a gonfie vele fino a quando la madre surrogata, la ragazza russa che ha affittato il suo utero, a pochi giorni dal parto, confessa che il bambino non è frutto di un’inseminazione artificiale ma di un vero rapporto sessuale. Chi è allora il padre del bambino? La trama tragicomica in alcuni momenti raggiunge anche divertenti toni farseschi, pieno di colpi di scena e di trovate, che si conclude con un “happy end” non del tutto scontato. Il gene incompreso cerca di massacrare, uno a uno, tutti gli stereotipi della famiglia tradizionale evidenziando le debolezze della morale cattolica e delle ideologie politiche, per dimostrare che, contro ogni pregiudizio, l’unico elemento essenziale per crescere un figlio è l’amore.