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Festa nel rione dei Marocchini, la condanna del sindaco e del Consiglio Comunale di Pozzuoli

Festa nel rione dei Marocchini, la condanna del sindaco e del Consiglio Comunale di Pozzuoli
  • Pubblicato30 Marzo 2020

POZZUOLI – Il Presidente del Consiglio comunale di Pozzuoli Luigi Manzoni, unitamente a tutti i componenti dell’assemblea cittadina, condanna duramente l’episodio accaduto ieri in un rione a ridosso del lungomare della città, comunemente chiamato “dei marocchini”. Qui alcuni cittadini, infischiandosene di tutte le limitazioni imposte dall’emergenza coronavirus, hanno inscenato una sorta di festa improvvisata, ripresa e diffusa sui social con i telefoni cellulari. «È un atto increscioso, intrapreso senza alcuna responsabilità da gente che evidentemente non ha a cuore la salute propria e quella degli altri – ha dichiarato Luigi Manzoni -. A disprezzo della stragrande maggioranza della nostra comunità intenta invece a seguire scrupolosamente le misure anti contagio. Ci auguriamo che le forze dell’ordine riescano a risalire a questi personaggi e a denunciarli, come giustamente meritano».

IL SINDACO – «È scandaloso quello che è successo a via Napoli, nella zona conosciuta come dei ‘Marocchini’. Dei balordi, irresponsabili e senza alcun senso civico hanno pensato di radunarsi e fare festa tra i palazzi di un rione, nella parte retrostante il lungomare. Pensavano di essere lontano dagli occhi e quindi di poter fare tutto. Anche di raggirare i controlli. Sono dei folli! Hanno messo a rischio la salute loro e di tutti gli altri. Io non ho più parole! Le regole dobbiamo rispettarle tutti! Non possiamo rischiare di vanificare i sacrifici di tutti. Polizia e carabinieri stanno individuando tutti i partecipanti. Scatteranno denunce e sanzioni». È quanto dichiarato dal sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia, in riferimento a quanto accaduto nel rione della città, dove alcuni cittadini irresponsabili hanno dato vita ad una sorta di festa improvvisata, ripresa da alcuni telefoni cellulari e circolata sui social network.