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Casapulla e il silenzio che preoccupa i tifosi e getta ombre sul futuro della Puteolana 1902

Casapulla e il silenzio che preoccupa i tifosi e getta ombre sul futuro della Puteolana 1902
  • Pubblicato28 Gennaio 2020

POZZUOLI – Non risponde alle domande dei giornalisti, non fa chiarezza sulle parole “dette e non dette” nel lungo post Facebook con il quale ha dato le dimissioni e, finora, non ha mai avuto una interlocuzione chiara con il comune di Pozzuoli in merito alla “questione stadio”. Emanuele Casapulla, presidente dimissionario dell Puteolana 1902, con il suo silenzio sta alimentando sospetti e timori nei tifosi e negli addetti ai lavori. Innumerevoli sono le voci che da una settima si stanno rincorrendo in città destabilizzando e, per certi versi, deprimendo anche un ambiente che stava vivendo un idillio con la propria squadra del cuore.

LE ACCUSE – “Ha finito i soldi”, “Non sta pagando i calciatori”, “Vuole lo stadio”, “Cederà il titolo a fine stagione” sono le maggiori accuse rivolte in queste ore al presidente che si è trincerato nel silenzio, forse strategico, in attesa delle parole del sindaco di Pozzuoli che, improvvisamente, si è trovato la piazza contro: a lui e all’amministrazione comunale, infatti, i tifosi imputano una fantomatica “mancata concessione dello stadio Domenico Conte” o il mancato “ok” al progetto unilaterale presentato in pompa magna da Casapulla&company.

IL SINDACO –  Da parte sua il sindaco Figliolia, che a Cronaca Flegrea aveva annunciato di dire la sua sulla vicenda, si è riservato qualche altro giorno prima di intervenire, complice la delicata vicenda che sta riguardando gli Lsu e che negli ultimi giorni lo ha condotto fuori regione. Allo stesso tempo, però, il sindaco ha delegato un componente dell’amministrazione di dialogare con Casapulla per capire cosa si cela dietro le dimissioni e ribadire il pieno sostegno al progetto calcistico. Nelle prossime ore si saprà di più. Sperando che il presidente non si sottragga (per l’ennesima volta) al confronto e che faccia luce sulle sue (incomprensibili) dimissioni.