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BACOLI/ «A Baia un porto turistico per i privati» E arriva la diffida per la Regione

BACOLI/ «A Baia un porto turistico per i privati» E arriva la diffida per la Regione
  • Pubblicato24 Luglio 2017

BACOLI – Un progetto turistico per Baia nelle mani di un privato «in contrasto con le tutele e i vincoli esistenti sul territorio» e che bypassa l’Ente locale. Parte da qui la contestazione delle Associazioni “La Sinistra Per Bacoli” e la “Federazione dei Verdi” che hanno diffidato la Regione Campania a procedere all’annullamento e all’archiviazione dell’istanza di concessione demaniale marittima presentata dalla società Pozzolana Flegrea Srl, nell’ambito del più ampio progetto di “Recupero ambientale con messa in sicurezza dei fronti di una cava di pozzolana nel Comune di Bacoli, nonché riuso dell’area di cava e realizzazione di un parco turistico ricreativo-geoestrattivo”.

LA VICENDA – Il 10 luglio scorso, con un avviso pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Campania, l’Ente sovralocale rendeva noto che la predetta società aveva chiesto una concessione demaniale marittima per lo specchio d’acqua adiacente il Castello Aragonese di Baia, attuale sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei. «15mila metri quadrati per la realizzazione di un porto turistico», si legge nell’atto di diffida a firma di Anna Illiano ed Antonio Ilardo che prevedrebbe altresì l’utilizzo di quota parte dello specchio acqueo per l’ormeggio di imbarcazioni e l’apposizione di una pedana ed un solarium. Un avviso che segue di pochi mesi il Decreto Dirigenziale numero 86 del 28 ottobre 2016 (“Regolamentazione e disciplina delle attività e degli usi nel porto di Baia, Comune di Bacoli”), con cui la Regione Campania «amplia la zona portuale, spostando il confine dai cantieri di Baia alla località S. Lucido, zona Il Canneto, sottostante il Castello Aragonese di Baia, includendo il pontile di Pozzolana Flegrea nell’area richiesta dalla medesima società in concessione per la realizzazione del porto turistico. Decreto che sottolineano le associazioni – stranamente, non evidenzia la vicinanza tra l’area destinata agli ormeggi e il Castello Aragonese di Baia». «La richiesta di concessione demaniale marittima avanzata da Pozzolana Flegrea s.r.l., peraltro, si inquadra nella più ampia vicenda che vede la società intenta a proporre una pluralità di interventi – aggiungono – come quello nell’area di Cava Lubrano per la quale la società ha ideato una “Riqualificazione con intervento di messa in sicurezza dei fronti di cava con riuso dell’area di cava mediante riconfigurazione volumetrica del preesistente opificio industriale e realizzazione di un parco turistico ricreativo – geoestrattivo alla località castello nel Comune di Bacoli”».

FATTI ANACRONISTICI? – E c’è di più. Illiano e Ilardo evidenziano come, trattandosi di un eventuale porto turistico, la richiesta avrebbe dovuto preliminarmente essere esaminata dal Consiglio della Regione Campania e dal Consiglio Comunale di Bacoli. Inoltre, l’avviso del 10 luglio conterrebbe, a loro dire, un presupposto non corrispondente al vero «e cioè – spiegano – che il progetto avanzato dalla Pozzolana Flegrea s.r.l. sarebbe “già approvato con Delibera Presidenza del Consiglio dei Ministri del 6.6.2014.” Invero, la delibera si limita a dare atto che devono essere rispettate le verifiche e le prescrizioni imposte dagli enti territoriali coinvolti nel procedimento amministrativo. Tra l’altro, non si comprende come il Consiglio dei Ministri avrebbe potuto deliberare nel 2014 l’approvazione di un’istanza presentata da Pozzolana Flegrea, e finalizzata a conseguire la concessione demaniale marittima, solo nel 2015 ed in parte con nota integrativa del 16 gennaio 2017».

IL RISCHIO INQUINAMENTO – Non solo burocrazia e “scavalcamento” del governo cittadino, ma anche possibilità di inquinamento delle nostre acque. Questa l’ennesima denuncia delle associazioni. «Un’eventuale concessione degli specchi d’acqua per la costruzione del Porto Turistico antistanti il Castello Aragonese di Baia, come richiesta nel progetto dalla Pozzolana Flegrea s.r.l., comporterebbe la realizzazione di numerose opere sommerse, con l’ancoraggio delle strutture emerse con una cospicua quantità di metri-cubi di cemento (cosiddetti corpi morti). A ciò deve aggiungersi l’inevitabile fenomeno dell’inquinamento da idrocarburi – incalzano Illiano Ilardo – Il tutto avrebbe conseguenze disastrose sui fondali e sull’ecosistema marino, su un’area costiera stimabile in oltre 20.000 metri quadri, inclusi gli spazi per manovrare i natanti. Chiaramente, in violazione dei vincoli archeologici della zona, la qual cosa pregiudicherebbe, irrimediabilmente, l’inserimento di Bacoli tra i beni tutelati dall’Unesco; anche in considerazione che nel tratto di costa compreso tra il Castello di Baia e Marina Grande di Bacoli insistono i resti delle favolose ville degli Imperatori romani, ed in particolare quella di Giulio Cesare, al di sotto del Castello di Baia e la villa del senatore Ortenzio in località “Il Canneto”». «Ancora, l’area oggetto di concessione e l’area di manovra delle imbarcazioni, verrebbero ad avere un’estensione talmente elevata che, oltre a deturpare il paesaggio visibile dal Castello Aragonese di Baia, da un lato interferirebbe (pericolosamente) con lo specchio di mare prospiciente la spiaggia del faro e dall’altro lato interferirebbe con lo specchio di mare lato di Marina Grande. Con la realizzazione del porto turistico verrebbe deturpato lo skyline del tratto di costa di rilevante interesse paesaggistico».

UN PARCO SU UN’EX DISCARICA  – «Deve, pertanto, considerarsi che i progetti che la Pozzolana Flegrea s.r.l. intenderebbe realizzare nella cava Lubrano, a completamento della concessione demaniale marittima, sono in contrasto con gli strumenti urbanistici territoriali ed in particolare con il PTP dei Campi Flegrei che classifica tutta l’area intorno al Castello Aragonese del Castello di Baia come zona a Protezione Integrale. Giova ricordare altresì che l’area entro cui è prevista la realizzazione del parco turistico ricreativo – geoestrattivo, è una vecchia cava di pozzolana denominata Cava Lubrano, già interessata dallo sversamento di rifiuti speciali e su cui è stata effettuata una bonifica superficiale per la rimozione dei rifiuti in superficie. Tale area era in precedenza inserita all’interno del SIN (sito di interesse nazionale), poi declassata all’interno del SIR (sito di interesse regionale). Pertanto, prima che possa procedersi all’esame di eventuali progetti, è indispensabile effettuare carotaggi su tutta l’area della cava, fino a raggiungere la falda acquifera, per verificare l’eventuale presenza di sostanze tossiche».

LA DIFFIDA – L’ultima osservazione, gli associati la riservano al pontile in ferro già esistente e di cui la società avrebbe chiesto l’utilizzo: «Il progetto che si estende anche a mare (località Castello di Baia) e prevede il riutilizzo di un vecchio pontile di ferro da utilizzare come approdo stagionale per imbarcazioni da diporto – concludono – è stato sottoposto direttamente all’esame della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, ignorando la questione ambientale, ne ha condiviso l’idea progettuale pur rinviando per le approvazioni alle prescrizioni degli enti territorialmente competenti». E’ per tutte queste ragioni che le Associazioni invitano, diffidano e mettono in mora la Regione Campania a procedere non soltanto all’annullamento dell’avviso pubblicato sul Burc relativo all’istanza di concessione presentata dalla Pozzolana Flegrea Srl, ma anche alla revoca del sopracitato decreto dirigenziale numero 86 del 28 ottobre dello scorso anno. In mancanza di adempimento, Anna Illiano e Antonio Ilardo annunciano che procederanno «senza indugio giudiziariamente a tutela degli interessi collettivi».