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8 MARZO/ A Bacoli in scena “Voci e sguardi di donne”

8 MARZO/ A Bacoli in scena “Voci e sguardi di donne”
  • Pubblicato8 Marzo 2014
Un momento del convegno "Voci e sguardi di donne"

di Manuela L. Cuccurese

BACOLI – “Come e quanto è cambiato lo sguardo della donna su se stessa e sul mondo dalle vecchie generazioni alle giovani donne dei giorni nostri?” Di questo si è discusso venerdì mattina nell’incontro “Voci e sguardi di donne”, presso il Real Sito Vanvitelliano del Fusaro a Bacoli. L’iniziativa, promossa dal Comune di Bacoli attraverso l’assessorato alle Pari Opportunità, ha coinvolto donne e professioniste come la professoressa Giuliana Cacciapuoti, studiosa di cultura e storia araba dell’Università “L’Orientale” e Titti Marrone, storica firma de “Il Mattino”, l’Assessore Flavia Guardascione, l’unica donna nella giunta comunale bacolese, ma anche gli insegnanti e gli studenti dei licei di Bacoli.

 

SIMILITUDINI – Insieme i presenti hanno percorso il sottile filo rosso che accomuna sotto il profilo umano e storico, la condizione femminile a tutte le latitudini, quello della difesa dei propri diritti e della lotta per la propria affermazione personale all’interno della società. E nel suo intervento la professoressa Cacciapuoti ha evidenziato quanto in realtà le donne arabe e musulmane, pur vivendo in paesi e culture che paiono tanto lontani da noi, sono invece molto vicine perché hanno combattuto e combattono le stesse nostre lotte, ricordando, nelle parole della scrittrice Fatima Mernissi, come l’imposizione del velo per la donna araba non sia poi tanto diversa da quello della chirurgia estetica e del culto della bellezza per quella occidentale. Ritornando, invece, in Italia, è innegabile che tanti sono i passi avanti fatti dalla politica e dalla società dai tempi poco lontani in cui alle giovani ragazze veniva insegnato a tenere sempre gli occhi bassi o che non potevano esercitare professioni come l’avvocatura o la giurisprudenza perché creature per natura non imparziali, in quanto umorali e uterine.

 

IL “CASO” ITALIANO – Ma è altrettanto vero che, anche solo a ripercorrere delle tappe significative della storia d’Italia al femminile, come ha fatto la giornalista Titti Marrone nel suo intervento, ci si rende conto della perenne arretratezza del nostro paese rispetto agli altri. L’Italia è uno degli ultimi paesi al mondo ad aver riconosciuto alla donna il diritto al voto (1946); solo nel 1981 è stata abolita la legge sul cosiddetto “delitto d’onore” per la quale al marito che uccideva la moglie “fedifraga” veniva riconosciuta la forte attenuante della difesa del proprio onore tradito; è un paese con un tasso altissimo di femminicidi commessi da mariti, compagni, parenti stretti (44%) rispetto alla media europea (circa il 13%). E ancora, la politica italiana è gravemente carente in materia di welfare rispetto agli altri paesi europei, in ambiti come le strutture per l’infanzia o l’assistenza agli anziani che, specie nel meridione, scandiscono la vita della donna senza alcun sostegno e reale interesse delle istituzioni. Insomma l’Italia è un paese ancora profondamente maschilista, dove più che una legge sulle “quote rosa” è necessaria un’azione di rivoluzione dalle fondamenta, a cui sono chiamate le giovani donne e gli uomini di oggi.

 

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