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TEATRO/ Successo e pubblico entusiasta per “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli” – LE FOTO

TEATRO/ Successo e pubblico entusiasta per “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli” – LE FOTO
  • Pubblicato25 Novembre 2013
"Se Steve Jobs fosse nato a Napoli", il successo della compagnia teatrale En Art

POZZUOLI – Grande successo di pubblico, e spettatori entusiasti per lo spettacolo, giunto al termine, “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli”. Una sala gremita quella di Città della Scienza dove per tre giorni è andata in scena la pièce targata Antonio Menna. Una commedia brillante dai toni, a volte, amari, soprattutto nello squarcio, attualissimo, di una Napoli dominata dalla corruzione, dall’illusione e dall’impossibilità di mettere in pratica i propri sogni. Qui non esiste, evidentemente, il “sogno americano” lo stesso che rese Jobs il padre fondatore della Apple. Nei Quartieri Spagnoli Steve Jobs si chiama Stefano Lavori, così come ribattezzato da Menna nel racconto, poi trasformato nel best seller edito da Sperling & Kupfer, e punta a costruire computer, i QU, nel garage di casa. Ma i giovani imprenditori non hanno vita facile e devono lottare contro l’assenza di soldi, lungaggini burocratiche e meccanismi clientelari, fino a rimanere immischiati nel malavitoso sistema del pizzo.

IN SCENA UN GRUPPO DI 30ENNI – A mettere in scena la storia i bravi artisti 30enni dell’associazione EnArt, ognuno caratterizzato da proprie esperienze e specificità fuse insieme da creare un lavoro corale, perfettamente riuscito. L’idea nasce più di un anno fa su impulso di Mauro Di Rosa che, oltre a recitare, dello spettacolo cura l’adattamento e la messinscena; la regia e la caratterizzazione dei personaggi è invece di Pasquale Ioffredo. «Fu quasi un caso. Mi trovai a sfogliare il testo di Menna, dopo aver sentito il successo che stava avendo. Pensai che, oltre ad un racconto e una trovata intelligente, era un ottimo spunto teatrale», spiega Di Rosa.

SCENOGRAFIA ESSENZIALE – con sgabelli, qualche stand con abiti che fanno da separé o muri divisori o quinte architettoniche. Sei attori, sempre in scena, di cui i due protagonisti e quattro narratori che interpretano più personaggi e fanno da voce narrante, quasi da manovratori dei due. Ritmo in crescendo, dinamico e concitato, a volte surreale, ma che coglie le frenetiche giornate napoletane. Luci, abiti cambiati in scena, davanti agli spettatori a cui vengono strappate numerose risate. Il cast è formato da: Chiara De Crescenzo, Mauro Di Rosa, Pasquale Ioffredo, Demi Licata, Luca Lo Martire, Pierpaolo Stellato. Le musiche originali, fortemente compositive della scena, sono affidate a Eddy Napoli. I costumi sono stati curati da Francesca Filardo, mentre la scenografia di scena è di Carmela Serpe. Ritmato il disegno luci di Pier Francesco Borruto. La fotografia di scena appartiene infine a Paolo Visone.

AUTOPRODOTTO – Un’occasione per divertirsi e riflettere, denunciare e scuotere le coscienze. Un lavoro, completamente autoprodotto, a cui poi sono giunti alcuni sostegni: nella comunicazione dell’istituto Ilas che ha ideato un bando per la creazione dell’immagine fino alla concessione, per la fase di produzione, dello spazio da parte del Teatro Stabile di innovazione “Le Nuvole” e con la collaborazione dell’associazione “Pozzuoli è tua”.

VIOLETTA LUONGO

LE FOTO di Paolo Visone

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