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QUARTO/ I mille nomi del boss Polverino per sfuggire agli 007

QUARTO/ I mille nomi del boss Polverino per sfuggire agli 007
  • Pubblicato20 Gennaio 2017
il boss Giuseppe Polverino
il boss Giuseppe Polverino

QUARTO –Carminiello, il Papa, zia Carmela, ma anche semplicemente “amore”. Sono tanti i nomi utilizzati per coprire la vera identità del boss indiscusso, ossia Giuseppe Polverino. Ad pronunciarli sono i suoi uomini di fiducia, affiliati di spicco che ora stanno scontando pesantissime pene, proprio come il loro capo. Per tutti Giuseppe Polverino è ‘o Barone, ma quando ci si deve riferire a lui in maniera occulta – magari al telefono o in posti dove si sospetti esserci qualche microspia – gli uomini del clan fanno molta attenzione.

MOLTA ATTENZIONE, MA NON ABBASTANZA – Ma non abbastanza, considerato che l’Antimafia non ha mai nutrito dubbi una volta ascoltate le numerosissime intercettazioni. A corroborare questa tesi sono gli stessi atti dell’Antimafia di Napoli, i cui 007 hanno dovuto lavorare parecchio prima di arrivare alla cattura della “primula rossa” del clan, avvenuta in Spagna nel marzo del 2012. E sarebbe sbagliato anche credere che Giuseppe Polverino se ne sia stato in terra iberica lungo tutta la latitanza. Secondo la Dda, infatti, il boss arrivava spesso in Italia, incontrando affiliati e parenti, per poi ripartire senza dare nell’occhio. Eppure, nonostante le mille accortezze, sarebbero stai i suoi stessi fedelissimi a far scoprire chi si nascondesse dietro i tanti nomi.

LE TELEFONATE DEI SUOI FEDELISSIMI – A svelare il primo dei nomi, quello di Carminiello, è un collaboratore di giustizia, Domenico Verde. Il pentito racconterà ai magistrati: «Quando si parla di Giuseppe Polverino si usa riferirsi a lui con il nome di Carminiello. Ciò deriva dal nome convenzionale che si scelse all’epoca della sua originaria latitanza e che poi gli è rimasto». C’è poi il Papa, nome che invece viene utilizzato da Salvatore Liccardi, alias Pataniello, per indicare il boss. Parlando al telefono con Roberto Perrone – ex boss poi diventato anch’egli  collaboratore di giustizia – Liccardi racconta di come Polverino abbia “promosso” uno degli affiliati all’interno dell’organizzazione: «Il “Nennillo” qua te lo ricordi piccolino? Quello ha conosciuto ora l’ha conosciuto…il Papa l’ha conosciuto…». I magistrati non hanno dubbi, il Papa non è altro che il boss di Marano. Con il nome di zia Carmela, invece, il capo dell’organizzazione è ancora una volta utilizzato dal suo fedelissimo Liccardi. Lo farà al telefono più volte, riferendosi anche alla figlia del boss, che infatti viene indicata come “la figlia di zia Carmela.

GLI SMS IN SPAGNA – Infine, “amore”. L’appellativo verrà utilizzato centinaia di volte, sempre da Pataniello, negli sms che l’uomo invia al boss in Spagna. I messaggi venivano inviati da un telefono speciale, impossibile da intercettare: aveva  infatti soltanto messaggi verso un solo numero, senza altri nomi in rubrica. Per sviare eventuali indagini, il boss viene sempre indicato come “amore”, come se si trattasse di una donna a cui inviare dolci messaggi. In realtà erano conferme e altro, tutto costruito in maniera criptica. Ma nemmeno quest’ultimo trucco ha permesso a Giuseppe Polverino di evitare l’arresto e la condanna a 17 anni di carcere.