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TERREMOTI/ Sos dei “Verdi Ecorottamatori” «Un disastro simile a quello delle Azzorre potrebbe verificarsi anche nei Campi Flegrei»

TERREMOTI/ Sos dei “Verdi Ecorottamatori” «Un disastro simile a quello delle Azzorre potrebbe verificarsi anche nei Campi Flegrei»
  • Pubblicato25 Ottobre 2013
Il Vulcano Solfatara di Pozzuoli

CAMPI FLEGREI – Sos da parte dei “Verdi Ecorottamatori” sulle trivellazioni nei Campi Flegrei dopo quanto accaduto nell’isola di Sau Miguel alle Azzorre. Una perforazione sul bordo esterno della caldera vulcanica del Fuego, molto meno pericolosa di quella dei campi Flegrei, ha infatti causato una esplosione violenta del pozzo. Tra i vulcanologi che hanno evidenziato per primi l’elevatissimo rischio connesso ad una perforazione all’interno del sistema geotermico dei Campi Flegrei, caratterizzato da elevatissime pressioni e temperature, c’ è il professor Giuseppe Mastrolorenzo dell’Osservatorio vesuviano, tra i maggiori esperti di catastrofi naturali, che ha rilevato come in assenza di un Piano di Emergenza, i rischi per la collettività sono enormi. Quello dell’esplosione di un pozzo in geotermico, può rivelarsi come uno scenario disastroso in un’area densamente popolata. E secondo l’esperto, un fenomeno del genere qualora dovesse verificarsi nei Campi Flegrei, provocherebbe effetti devastanti.

 

Il leader dei Verdi Ecorottamatori Francesco Borrelli

LO SCENARIO – previsto da Giuseppe Mastrolorenzo ha trovato una drammatica conferma, proprio nel recente disastro avvenuto nell’isola di Sau Miguel alle Azzorre. Una perforazione sul bordo esterno della caldera vulcanica del Fuego, molto meno pericolosa di quella dei Campi Flegrei, ha causato una esplosione violenta del pozzo. Dopo tentativi di otturazione con l’inserimento di cemento all’interno del pozzo si sono verificate sequenze sismiche, seguite dalla propagazione di fratture con emissioni di gas, che hanno coinvolto centri abitati e aree coltivate, all’interno di un arco naturale. Il fenomeno di fratturazione e degassamento in atto da mesi, ha reso inabitabili le terre intorno al pozzo, per un raggio di centinaia di metri, ed a poca distanza, la stessa città di Ribeira.

 

L’SOS – «Un tale scenario, nell’area di Bagnoli, renderebbe inabitabili i quartieri di Bagnoli e Fuorigrotta, ponendo a rischio decine di migliaia di persone – spiega Giuseppe Mastrolorenzo – Come dimostrato in molti incidenti analoghi avvenuti a livello mondiale, spesso è molto difficile, chiudere un pozzo in caso di emergenza e i fenomeni disastrosi possono proseguire per mesi o per anni, fino all’esaurimento dell’energia e della massa coinvolta». Per studiare più accuratamente il disastro delle Azzorre, Giuseppe Mastrolorenzo e Danilo Palladino, docente di vulcanologia dell’università di Roms “La Sapienza”, hanno organizzato una missione scientifica sull’Isola, al fine di poter studiare la sequenza dei processi e le relazioni tra l’esplosione ed il contesto vulcanologico dell’area. «La missione -spiegano gli scienziati – sarà in parte autofinanziata, non essendo disponibili risorse per sostenerla. Ed è paradossale che si possano spendere milioni di euro per esercitazioni su fenomeni catastrofici improbabili come quello dello tsunami a Salerno e per trivellazioni al fine dell’eventuale costruzione di centrali geotermiche, mentre non siano disponibili fondi molto più limitati per lo studio dei disastri che tali azioni possono causare».

 

LA DENUNCIA – «In questi giorni la Protezione Civile Nazionale sta svolgendo delle esercitazioni nel salernitano – spiega il leader degli ecorottamatori Verdi Francesco Emilio Borrelli già assessore provinciale proprio alla protezione civile – per fronteggiare un eventuale tsunami. Un fenomeno mai avvenuto in queste zone in migliaia di anni. Mentre si svolgono queste mega esercitazioni spettacolo il dipartimento non ha ancora elaborato o aggiornato i piani di evacuazione del Vesuvio e dei Campi Flegrei dove le eruzioni ed i terremoti sono invece molto più recenti e rappresentano un vero pericolo per le popolazioni locali. Tantomeno ha finanziato la spedizione nelle Azzorre di un gruppo di scienziati dopo un disastro avvenuto a seguito di trivellazioni effettuate con la stessa metodologia con cui sono avvenute quelle a Bagnoli. Infatti a fronte dell’ elevatissimo rischio vulcanico, non esiste a tutt’oggi alcun piano di emergenza per il supervulcano dei Campi Flegrei ed ad aggravare il rischio per le centinaia di migliaia di persone residenti all’interno della caldera attiva, la perforazione profonda, effettuata recentemente nell’area Ex Italsider, proprio all’interno del quartiere di Bagnoli».