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QUARTO/ Sequestrata villa a un puteolano prestanome del boss: fu accusato di aver ordinato una gambizzazione

QUARTO/ Sequestrata villa a un puteolano prestanome del boss: fu accusato di aver ordinato una gambizzazione
  • Pubblicato14 Novembre 2018

QUARTO – Una lussuosa villa composta da ben 17 vani e mezzo, formalmente di proprietà un presunto prestanome, ma in realtà acquistata a favore del boss Giuseppe Polverino. E’ quanto hanno sequestrato i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli a Gennaro Di Razza, noto imprenditore attivo nel campo della ristorazione e intrattenimento. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, si sono avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che, unitamente ad intercettazioni e accertamenti di natura patrimoniale, hanno permesso di ricostruire il quadro indiziario a carico dell’uomo, nonché dello stesso Giuseppe Polverino e della moglie di quest’ultimo, Filomena Schiano. Secondo quanto emerso, sarebbe stata la coniuge del boss ad intercedere con Di Razza, stipulando con quest’ultimo il contratto riguardante l’immobile. La villa sarebbe poi stata acquistata grazie ad un mutuo da 320mila euro ottenuto dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. I reati contestati sono di intestazione fittizia e reimpiego di capitali illeciti aggravati dalle finalità mafiose.

DI NUOVO NEI GUAI – Non è la prima volta che Gennaro Di Razza finisce sulle pagine di cronaca giudiziaria. Nel marzo del 2015 venne eseguita un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico e nei confronti di altre quattro persone, tutte affiliate al clan Polverino: il boss Giuseppe Polverino, Salvatore Simioli, Salvatore Liccardi alias “Pataniello” e Sabatino Cerullo, detto “Ciccio pertuso”. Di Razza era accusato di essere il mandante della gambizzazione di un cittadino di origine slave avvenuta a Quarto nel 2008. L’uomo doveva essere punito per aver intrattenuto una relazione extraconiugale con una parente acquisita di Di Razza. Il ferimento a colpi di pistola avvenne a via Santa Maria, nelle vicinanze di un negozio di alimentari. Per otto anni l”episodio era rimasto un “cold case”, un caso non risolto. Grazie poi alle dichiarazioni di alcuni pentiti, le indagini subirono un’importante accelerazione.