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QUARTO/ Lavori a ditta ritenuta “vicina” ai casalesi, confermata l’interdittiva

QUARTO/ Lavori a ditta ritenuta “vicina” ai casalesi, confermata l’interdittiva
  • Pubblicato29 Gennaio 2015

di Alessandro Napolitano

Casal di Principe
QUARTO/ Lavori affidati a ditta ritenuta “vicina” ai casalesi, confermata l’interdittiva

QUARTO – Chi ne è a capo sperava di poter riottenere l’appalto che aveva vinto, ma i giudici non ne hanno accolto il ricorso. Sono i titolari della ditta che si era aggiudicata lavori in via Seitolla per un importo di poco superiore ai 460mila euro. Ma a fermare tutto era arrivata una nota informativa antimafia, emessa dalla Prefettura di Caserta. Risultato: lavori assegnati dal Comune di Quarto alla ditta edile piazzatasi seconda in graduatoria e ovviamente revoca dell’aggiudicazione dell’appalto alla società che ha sede a Frignano, in provincia di Caserta.

CAMPAGNA ELETTORALE CASALESE – Secondo quanto contestato alla ditta in un primo momento vincitrice dell’appalto, uno dei soci e responsabile tecnico sarebbe stato fermato in compagnia dell’ex sindaco di Casal di Principe, poi arrestato nel 2011. Inoltre, un altro socio della ditta sarebbe stato fermato anch’egli assieme all’ex primo cittadino di Casal di Principe e di un altro pregiudicato. L’uomo ha fatto anche parte del consiglio comunale casalese tra le fila di Forza Italia. Infine, la moglie di uno dei soci, è stata rinviata a giudizio per i reati di peculato, falsità ideologica e falsità materiale. Così come ha aggiunto la Prefettura di Caserta, i reati contestati alla donna sarebbero aggravati dall’aver «agevolato il sodalizio camorrista dei Casalesi mediante brogli elettorali, avendo consegnato a un complice le tessere elettorali di tre cittadini elettori, di cui aveva disponibilità, al fine di consentire al complice di far presentare ai seggi elettorali persone diverse dagli aventi diritto». I due soci avrebbero poi preso parte alla campagna elettorale dell’ex sindaco di Casal di Principe.

INUTILE DIFESA – Ma secondo loro tutto ciò non sarebbe sufficiente a sostenere l’emanazione di un provvedimento della Prefettura, in quanto «la rimozione del sindaco, comunque, non sarebbe legata a vicende camorristiche, bensì ad inadempimenti nella raccolta dei rifiuti, essendosi concretizzate soltanto in un momento successivo le accuse di associazione mafiosa nei confronti del sindaco; la vicenda processuale della moglie di uno dei soci, infine, non dovrebbe determinare effetti interdittivi nei confronti dell’impresa, non essendo sufficiente il rapporto di parentela per la giustificazione di un giudizio di condizionamento mafioso».

INTERDITTIVA CONFERMATA – Di diverso avviso, però, i giudici che si sono espressi sul ricorso presentato dai titolari della società: «L’insieme dei fatti presi in considerazione dal Prefetto impedisce di ritenere illogica, irragionevole o comunque travisata la valutazione posta a fondamento del provvedimento interdittivo, essendo per lo meno ravvisabile il pericolo di una prossimità delle organizzazioni criminali con l’impresa osservata, per la intensità dei rapporti a vario titolo intercorso tra gli imprenditori, il coniuge di uno di loro e l’organizzazione camorristica, rapporti che, almeno in un caso, hanno dato adito a misure di custodia cautelare e al rinvio a giudizio per vicende di rilevanza penale collegate all’attività di un’organizzazione di tipo mafioso».