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QUARTO/ «Facciamo una montagna» il bluff della bonifica dopo l’alluvione

QUARTO/ «Facciamo una montagna» il bluff della bonifica dopo l’alluvione
  • Pubblicato26 Maggio 2016
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Il canale di via Crocillo finito nell’inchiesta

QUARTO – «Abbiamo fatto una montagna esagerata. L’ho pulita e adesso ci sto facendo la montagna con il terreno sopra». Secondo la Procura di Napoli, i lavori per la pulizia dell’alveo di via Crocillo sarebbero andati così: fango spostato da una parte all’altra, dunque mai rimosso, e contenente rifiuti speciali.

LA “MONTAGNA” DA NASCONDERE –  Questo il tenore delle intercettazioni telefoniche tra chi lavorava alla bonifica. «Bisogna spanderlo un po’ per terra, un po’ di sotto» si diranno al telefono, aggiungendo «Se puoi andare sopra alla montagna con l’escavatore così la appiattisci un po’, almeno non fa quel volume grosso». E’ uno dei tasselli dell’inchiesta denominata “Gatto Silvestro” che vede protagonista, ancora una volta, la cittadina flegrea. E a finire indagati anche due geometri dell’ufficio tecnico, accusati di falso ideologico e materiale in atto pubblico. Avrebbero certificato la perfetta esecuzione dei lavori nonostante questi fossero stati completati in maniera del tutto irregolare, sempre secondo i magistrati.

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La strada ridotta ad un fiume di rifiuti

FANGO E DETRITI IN STRADA – A cavallo tra settembre ed ottobre scorsi, la città è in ginocchio. Le forti piogge hanno trasformato diverse zone della città in fiumi di fango. Tra le aree più colpite c’è via Crocillo, lungo la quale scorre l’alveo destinato a raccogliere le acque che vengono giù dalle colline. Ma è ostruito da tempo ed urgono lavori per la sua pulizia. Viene chiamata la ditta So.ge.ed, ma secondo i magistrati,ad effettuare realmente i lavori sarà la Eu.Sa, gestita dalla famiglia Liccardi e già colpita da interdittiva antimafia. In tre finiti nell’inchiesta: Salvatore, Enrico e Francesco Liccardi. Il terreno che ostruiva il canale sarebbe stato messo ai lati dell’alveo e poi coperto con altro terreno. Al suo interno almeno il 30 per cento di rifiuti speciali non pericolosi. Doveva finire altrove, ad Ottaviano, ed invece sarebbe rimasto praticamente al suo posto. E con le nuove piogge finì di nuovo nel canale.

APPOSTAMENTI E INTERCETTAZIONI – A scoprirlo è stata la polizia provinciale, nascosta nei pressi del “cantiere” ad osservare ciò che facevano gli operai. E contemporaneamente scattavano le intercettazioni. Al termine dei lavori, il 12 novembre, i due tecnici comunali certificavano l’esecuzione ad arte dei lavori. Ma per la Procura si tratta di un «atto di contenuto falso in quanto i lavori non erano stati eseguiti come da conferimento ed i rifiuti erano stati smaltiti in maniera illecita». Lavori dunque inutili, considerato l’esito. Nonostante si trattasse di un’opera importantissima, arrivata dopo gli allagamenti che avevano trasformato via Crocillo in un fiume parallelo all’alveo e nel quale scorreva di tutto: da pneumatici a tronchi d’albero, persino elettrodomestici.