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QUARTO/ Architetto via dall’elenco del Comune dopo un’interdittiva antimafia

QUARTO/ Architetto via dall’elenco del Comune dopo un’interdittiva antimafia
  • Pubblicato5 Marzo 2016
L'Ufficio tecnico comunale di Quarto
L’Ufficio tecnico comunale di Quarto

QUARTO – Ha chiesto il risarcimento danni dopo che il Comune l’aveva cancellato dall’elenco dei professionisti  iscritti all’albo di via De Nicola. Una cancellazione dovuta ad un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli a seguito di una richiesta partita dall’allora commissione straordinaria.

IL “NO” DEI GIUDICI – Ma per un architetto, coinvolto in un’inchiesta si presunti di permessi a costruire rilasciati in maniera illegale con l’aggravante di aver agito a favore del clan Polverino, non c’è stato nulla da fare. I giudici gli hanno dato torto, respingendo non solo la domanda risarcitoria, ma anche tutte le controdeduzioni alle “accuse” mossegli. Tra queste l’essere stato controllato  in più occasioni in compagnia di Nicola Imbriani, arrestato nel gennaio del 2012 dopo sette mesi di latitanza, condannato nell’aprile scorso a 14 anni di carcere  e considerato contiguo al clan Polverino, nonché fortemente legato al capocosca Roberto Perrone, ora collaboratore di giustizia.

“SCHEDATO” ANCHE DALL’ANTICORRUZIONE – A far scattare il provvedimento interdittivo è stata una semplice richiesta di un progetto, da parte di un privato, per la realizzazione di una cappella gentilizia. Un accordo tra privati e dunque non “bisognoso” del certificato antimafia, secondo il diretto interessato. Non la pensano così i giudici che invece hanno sottolineato, al pari della commissione straordinaria, come l’architetto fosse inserito nell’albo dei professionisti del Comune e dunque non più un semplice “privato”. Questo anche in forza del fatto che in un Comune sciolto per camorra c’è l’obbligo, per i successivi cinque anni, di chiedere il certificato antimafia per ogni lavoro da eseguire prima della stipula di qualsiasi contratto. Inutile anche il ricorso che l’architetto aveva promosso contro l’Ente nazionale Anticorruzione guidato da Raffaele Cantone che ha inserito il nome del professionista nella banca dati riservata ai destinatari di interdittive antimafia.