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POZZUOLI/ Veleni e camorra: così muore la Foresta di Cuma – IL REPORTAGE

POZZUOLI/ Veleni e camorra: così muore la Foresta di Cuma – IL REPORTAGE
  • Pubblicato14 Gennaio 2017
Foresta di Cuma
Foresta di Cuma

POZZUOLI – Veleni perché ce ne sono tanti. Sversati ogni giorno a quintali tra rare specie vegetali in un particolare ecosistema che caratterizza la Foresta di Cuma e le suggestive Dune. Camorra perchè la criminalità da queste parti gestisce il traffico di rifiuti e gli sversamenti illegali. Uno stupro continuo che si protrae da anni, non c’è rifiuto che questa terra non abbia conosciuto. Non di rado tra i fitti alberi di leccio si alzano grosse nubi di fumo nero visibili a chilometri di distanza. Sono i copertoni delle ruote, a decine vengono ammassati lungo i sentieri che si intersecano tra loro per poi essere dati alle fiamme.

Foresta di Cuma
Foresta di Cuma

LA FORESTA CHE MUORE – Ma qui a Licola, a ridosso del mare, tra rare specie di uccelli, gazze, poiane, bruciano anche la guaina sradicata dai tetti, la plastica, i sacchi di spazzatura mista e perfino carcasse di auto che dopo essere state rubate vengono spogliate e date alle fiamme. Veleni che hanno reso martire un gioiello della natura. I fantini che scorrazzano girano lo sguardo dall’altro lato mentre i cavalli devastano il suolo e lasciano i segni sulle Dune. Tutto accade come prima nonostante alcuni varchi siano stati chiusi dopo gli enormi incendi della scorsa estate. Per continuare ad ammazzare la Foresta di Cuma bastano due ingressi: da viale Sibilla, strada a ridosso dei lidi e da via Del Cantiere. Indisturbati continuano ad entrare auto, furgoncini e camion che scaricano di tutto. Non ci sono telecamere a riprendere lo scempio, ma i veleni che giacciono a terra parlano chiaro.

Foresta di Cuma
Foresta di Cuma

I VELENI – Vernici, materassi, pneumatici, polistirolo, fusti di carburante, plastica, pezzi e carcasse di auto, arredamenti, scarti edili. Un tour che lascia esterrefatti, in cui risalta la dicotomia tra il fascino della natura incontaminata e l’efferatezza dell’uomo, che ha trasformato questo polmone di verde in una pattumiera a cielo aperto. Una terra che muore giorno dopo giorno dove la camorra nel 2010 decise perfino di ammazzare.

Foresta di Cuma
Foresta di Cuma

DAL PARADISO ALL’INFERNO – La Foresta di Cuma è un paradiso della natura. Conosciuta anche come “Selva Gallinaria”, nome attribuito grazie alla presenza nell’antichità dell’uccello acquatico Gallinella d’acqua (nome scientifico Gallinula Chloropus). Un’area appartenente al Demanio Forestale della Regione Campania che ne va fiero “Percorrendo i sentieri all’interno della foresta, non si può non rimanere affascinati dalla varietà ambientale presente. -si legge sul sito istituzionale- Il bosco è quasi esclusivamente costituito da alberi di leccio, una quercia sempreverde, mentre l’area di macchia si presenta massimamente eterogenea dal punto di vista delle specie che la compongono e che la abitano. La costa vicinissima, le dune, la foresta mediterranea sempreverde costituiscono infatti un importantissimo ecosistema dal delicato equilibrio, tanto che la spiaggia di Cuma è qualificata come sito di importanza comunitaria (SIC) ed in quanto tale è sottoposta ad una particolare disciplina di tutela ambientale.” Ma la realtà è tutta un’altra cosa, uno dei luoghi più suggestivi della Campania continua ad essere stuprato giorno dopo giorno tra l’indifferenza generale.

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