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POZZUOLI/ Siti archeologici chiusi per il “ponte dei morti”

POZZUOLI/ Siti archeologici chiusi per il “ponte dei morti”
  • Pubblicato1 Novembre 2013
Lo Stadio Antonino Pio inesorabilmente chiuso

POZZUOLI – Restano chiusi i siti archeologici di Pozzuoli. Nessuna apertura eccezionale è prevista per il “ponte dei morti”. Resiste l’Anfiteatro Flavio con i cancelli aperti dalle ore 9 alle 15, ma per gli altri beni della città non c’è speranza. Sbarrato lo Stadio Antonino Pio, a parte la brevissima parentesi della Giornata Fai dello scorso marzo, resta non fruibile ai tanti visitatori. Probabilmente si dovrà attendere il 21 novembre, prossimo evento Fai, per ammirare, non solo dall’esterno, il gioiello romano. Sottratte al pubblico anche le terme di Nettuno, la necropoli di San Vito, la tomba di Agrippina, le Cento Camerelle, la grotta della Dragonara.

E IL PROTOCOLLO? – Una vera ironia della sorte visto che lo Stadio dell’imperatore rientra in un protocollo di intesa firmato, lo scorso aprile, tra il Comune di Pozzuoli e la Soprintendenza per i Beni Archeologici che concedeva l’utilizzo di dipendenti comunali in esubero, impiegati per la manutenzione ordinaria e la custodia, tali da permettere proprio l’apertura di tre siti puteolani, il Serapeo che costantemente versa in uno stato di incuria, invaso dall’acqua, l’Anfiteatro Flavio, unico aperto, e lo Stadio Antonino Pio, che però resta ancora inesorabilmente chiuso. Inoltre nel protocollo il Comune si impegnava a «ad assicurare l’apertura, su richiesta e previa prenotazione, attivabile presso l’info point comunale, del Serapeo e dello Stadio di Antonino Pio», specificando che «la prenotazione dovrà essere garantita dal Comune anche per gruppi, di un numero minimo di dieci persone, dotati di guida propria». Ma dopo sei mesi ancora non esiste alcun info point comunale per la prenotazione delle visite.

La Necropoli di via Celle celata ta rovi e sterpaglie

ABBANDONATI ALL’INCURIA – Mentre alcuni siti restano chiusi altri sono abbandonati all’incuria celati da una folta macchia di rovi e sterpaglie, invasa da topi e insetti di ogni genere. È la Necropoli di via Celle a Pozzuoli, in pieno centro urbano, a pochi metri dall’ex Pretura. Da anni il sito funerario è chiuso, ricoperto da vegetazione incontrollata che invade i percorsi e l’opus reticulatum, tanto che a stento si scorgono i resti monumentali.  Scoperta dall’archeologo Amedeo Maiuri negli anni ’30 è composta da enormi mausolei, camere sepolcrali e colombari realizzati dalla metà del I sec. a.C. alla metà del II d.C. e destinati a sepolture collettive a più livelli. In origine si estendeva da Quarto fino alle falde della Solfatara,  sorge lungo quella che una volta era la via Consolare Campana, dell’area sepolcrale sono stati individuati 14 edifici. Ma di tutto questo ormai non vi è traccia. I cancelli arrugginiti sono sbarrati da un grosso lucchetto, tra le erbacce si intravede una casetta abbandonata, forse dimora di un custode o un’antica biglietteria.

I TURISTI LASCIATI FUORI – «E’ una vergogna – urla un residente della zona – non solo non viene sfruttata turisticamente ma attira anche sporcizia e animali. Spesso i turisti ci chiedono dove sia, perché il sito è riportato dalle guide di tutto il mondo, ma nella realtà è solo un cumulo di arbusti e rovi che l’anno scorso hanno pure preso fuoco mettendo a rischio il monumento e noi».

Ecco come si presentava originariamente il sito di via Celle

1,5 MILIARDI PER RIPULIRE – Sono diversi anni che nessuno pensa a ripulire, l’ultima volta ad occuparsi delle erbacce all’interno della Necropoli furono le detenute della vicina casa circondariale che, armate di rastrelli e seghe elettriche, hanno bonificato l’intera area. Tra il 1996 e il 1997 per riqualificare la zona, il commissario straordinario di governo finanziò i lavori con circa 1,5 miliardi delle vecchie lire. In pochi mesi furono restaurati i mausolei, ripristinati i percorsi e installate luci notturne. In 15 anni la Necropoli è ritornata all’abbandono e si aggiunge alla lista dei molti beni archeologici della città lasciati all’incuria e al degrado. Stessa sorte si teme possa toccare allo Stadio Antonino Pio, che già si sta rivestendo di erba.

VIOLETTA LUONGO