Close
Primo Piano

POZZUOLI/ Padre e figlio uniti dalla stessa “passione”: spacciare per conto del clan

POZZUOLI/ Padre e figlio uniti dalla stessa “passione”: spacciare per conto del clan
  • Pubblicato3 Dicembre 2016
biagio-loffredo-44-anni
biagio-loffredo-44-anni

POZZUOLI – Padre e figlio, entrambi spacciatori per conto del clan, con il più piccolo che avrebbe iniziato a vendere droga quando era ancora minorenne. E’ la storia di Biagio e Francesco Loffredo, noti come “Fiet ‘e cazetta”. Una sorta di figlio d’arte, dunque, “Checco” Loffredo, impegnato a spacciare nella piazza del rione Toiano. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta “Iron Men”, che ha visto finire in manette decine di presunti capi e affiliati di un nuovo gruppo criminale legato allo storico clan Longobardi-Beneduce.

francesco-loffredo-19-anni
francesco-loffredo-19-anni

UN REGALO PER L’AMICO – Singolare è il contenuto di una conversazione telefonica intercettata dai carabinieri ed intercorsa tra padre e figlio. Il primo, che ha appena ricevuto la visita di un amico, vuole fare bella figura regalandogli stupefacenti. Ma per procurarseli ha bisogno del figlio Francesco. Gli telefona e chiede di attivarsi affinchè la “missione” vada in porto. In realtà, i due daranno vita ad un vorticoso giro di telefonate, coinvolgendo anche Antonio Mele, detto “o campagnolo”, considerato anch’egli coinvolto a pieno titolo nello spaccio all’interno del rione Toiano.

antonio-mele-45-anni
antonio-mele-45-anni

TELEFONATE “CAMUFFATE” – Alla base delle numerose chiamate la difficoltà, proprio in quel momento, a reperire la droga che Biagio Loffredo vorrebbe regalare all’amico. Lo stupefacente verrà chiamato da Francesco Loffredo “vino”, un modo per cercare di camuffarne la vera natura. Ma poi, nel corso delle telefonate successive si “tradirà”: «No, e poi se succede qualcosa a responsabilità tua?» dirà Checco, riferendosi all’eventualità di custodire per breve tempo la “merce” tanto agognata prima di consegnarla.

A RUOLI INVERTITI – Le conversazioni successive, poi, rivelerebbero anche un ribaltamento dei ruoli, con Antonio Mele alla ricerca di droga e con Francesco Loffredo chiamato ad intercedere con il padre Biagio per il reperimento di stupefacenti. Biagio Loffredo ed Antonio Mele si trovano attualmente rinchiusi nel carcere di Secondigliano,mentre Francesco Loffredo è ai domiciliari.