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POZZUOLI/ L’ascesa del boss raccontata da un altro boss

POZZUOLI/ L’ascesa del boss raccontata da un altro boss
  • Pubblicato19 Febbraio 2017
Da sinistra Carmine Schiavone e Gennaro Longobardi

POZZUOLI – Lui è uno dei più importanti boss dei casalesi, che pentendosi ha svelato non pochi segreti della Terra dei Fuochi; l’altro è stato a capo per anni del clan che porta il suo nome e ha scontato ben 13 anni di detenzione in regime di “carcere duro”. Si tratta di Carmine Schiavone, morto esattamente due anni fa, e di Gennaro Longobardi, storico capo dell’organizzazione criminale di Pozzuoli. Schiavone, divenuto “famoso” negli ultimi anni dopo le sue rivelazioni sui traffici illeciti di rifiuti gestiti dai casalesi, all’epoca della sua scelta di collaborare della giustizia parlò anche di Longobardi.

NELLA CAMORRA GIÀ 35 ANNI FA – Del puteolano ne ha raccontato l’ascesa, di quando poco più che ragazzino, già frequentava nomi altisonanti della mala. Il pentimento di Carmine Schiavone risale al 1993, dopo l’ultimo arresto. Racconta di come Gennaro Longobardi, dieci anni prima, divenne affiliato grazie ad Antonio Bardellino, storico fondatore del clan dei casalesi, ucciso nel 1988 in circostanze rimaste misteriose: il suo corpo non venne mai trovato. «Gennaro Longobardi fu affiliato nel 1983 da Antonio Bardellino – disse Carmine Schiavone in uno dei tanti interrogatori da pentito – E’ stato ed è tuttora capo zona di Pozzuoli. All’atto dello scontro tra la famiglia Schiavone e la famiglia Bardellino nel 1988, il Longobardi si schierò con il nostro gruppo. Egli traffica in stupefacenti. Suo fornitore era Zagaria Vincenzo, il quale prelevava a sua volta la sostanza stupefacente dal Beneduce. Molteplici sono state le estorsioni consumate dal gruppo del Longobardi nella zona di Monteruscello».

L’INFLUENZA DEI CASALESI – Schiavone, poi, racconta anche di un episodio che ben descrive il potere dei casalesi all’epoca dei fatti, quando il boss ancora non era tale. Longobardi, secondo quanto ha raccontato il pentito, provò ad imporre il pizzo ad un’attività commerciale di Arco Felice. Ma all’interno vi lavorava una persona “amica” dei casalesi. Da qui l’intercessione di Carmine Schiavone affinché Longobardi rinunciasse: «Mandai a chiamare il Longobardi e gli imposi di desistere – raccontò Schiavone, aggiungendo poi come la vittima dell’estorsione – fece un “regalo” al Longobardi a fronte dei 300 milioni annui che erano stati richiesti».

I “SEGRETI” DI SCHIAVONE – Gennaro Longobardi è stato arrestato nel maggio del 2003, poi condannato in Appello a 13 anni. Carmine Schiavone, dopo aver confessato di aver commesso almeno 50 omicidi e di averne ordinati oltre 500, è morto per un infarto il 22 febbraio del 2015. Ha svelato molti dei segreti sugli affari sporchi tra i casalesi ed imprenditori per lo smaltimento di rifiuti tossici e nucleari. Era uscito dal programma di protezione due anni prima.