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POZZUOLI/ “Lady usura”, inizia il processo contro la “holding”

POZZUOLI/ “Lady usura”, inizia il processo contro la “holding”
  • Pubblicato21 Novembre 2014

di Alessandro Napolitano

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“Lady Usura” Vera De Mari

POZZUOLI – Per la banda di presunti usurai arrestati un anno fa tra Licola e Monterusciello inizia il processo. Si è svolta l’udienza preliminare che vede ora imputati 11 persone. Tra queste colei che è ritenuta il presunto capo dell’organizzazione, Vera De Mari, 57 anni. La donna, assieme ad altre sette persone, ha scelto di farsi processare con il rito abbreviato. Per le restanti tre si andrà invece al rito ordinario che avrà inizio il prossimo 26 gennaio. Parte civile si sono costituiti il Comune di Pozzuoli e l’associazione antiracket ed usura Sos Impresa, assistiti rispettivamente dagli avvocati Alfredo Nello e Alessandro Motta. In caso di condanna chiederanno il risarcimento danni. Tra le parti offese ci sono anche due delle presunte vittime della banda.

L’ACCUSA DI ESTORSIONE – I reati contestati sono a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata all’usura ed estorsione, con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso. Vera De Mari, infatti, risulta essere la cognata di un affiliato del clan Longobardi-Beneduce, Umberto De Simone che attualmente sta scontando una pena a 8 anni e 5 mesi. Secondo l’accusa i tassi usurai praticati nei confronti di piccoli commercianti, imprenditori e casalinghe, sarebbero oscillati tra il 60 ed il 100 per cento su base annua.

MINACCE – Dagli atti dell’inchiesta sarebbero state diverse le minacce proferite all’indirizzo che avesse contratto un debito con i presunti usurai e che poi si sarebbero trovati nell’impossibilità della restituzione delle somme: «Porta i soldi o vengo a prendermi la tua macchina e mando tuo figlio al Cardarelli» o anche «con l’attuale crisi per 5mila euro si trova facilmente una persona disposta a sparare a qualcuno». Ad ottobre il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, aveva anche ordinato il sequestro di beni immobili del valore di diverse centinaia di migliaia di euro e riconducibili alla famiglia De Mari che, visto il reddito dichiarato, non sarebbe stata capace di procedere alla loro acquisizione.