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POZZUOLI/ I fratelli Ferro, furie cieche del clan: botte anche ai figli del boss

POZZUOLI/ I fratelli Ferro, furie cieche del clan: botte anche ai figli del boss
  • Pubblicato21 Marzo 2018
Antonio Ferro, 35 anni
Antonio Ferro, 35 anni

POZZUOLI – Aggressioni, minacce, pestaggi e persino auto date alle fiamme. Chi osava disubbidire agli ordini dei presunti capi, i fratelli Andrea ed Antonio Ferro, non aveva scampo. Nel mirino ci finivano non solo i parcheggiatori abusivi ai quali veniva imposto di versare parte dell’incasso, ma anche pusher obbligati a spacciare per conto dell’organizzazione. Il pentito Antonio Ferro era a capo di uno dei gruppi più violenti della mala flegrea.

andrea-ferro-37-anni
andrea-ferro-37-anni

IL PREZZO DA PAGARE – E se emergeva anche solo il sospetto che qualcuno volesse agire in proprio, senza dar conto a chi comandava, giù con le botte. Poco importava avere un cognome “pesante”, come quello di un’altra coppia di fratelli: Marco e Massimiliano Beneduce, figli dello storico boss Gaetano. I due sarebbero stati malmenati duramente davanti alla madre, il tutto perché bramavano maggiore autonomia nella gestione delle attività estorsive. Secondo quanto ha raccontato il collaboratore di giustizia Napoleone Del Sole, i due Beneduce vennero convocati dai fratelli Ferro a da questi brutalmente pestati. La violenza del gruppo che ruotava attorno ai fratelli Ferro emerge anche in altre occasioni.

Luca Salvati, 26 anni. Ha aggredito i carabinieri per sfuggire all'arresto
Luca Salvati, 26 anni. Ha aggredito i carabinieri per sfuggire all’arresto

SPACCIATORI COSTRETTI A LAVORARE PER IL “SISTEMA” – Vittima un pusher di Monterusciello, che sarebbe stato minacciato di vedersi la casa finire in fiamme se non avesse obbedito all’ordine: spacciare per conto dell’organizzazione. A bruciare fu però l’auto dell’uomo, una Fiat Punto parcheggiata a poca distanza dall’abitazione dello spacciatore. In manette finì il quartese Luca Salvati, assieme a Gennaro Carnevale – entrambi arrestati durante il blitz di martedì – e un altro uomo. Queste le parole che il pusher si sarebbe sentito dire: «se non accetti devi stare fuori casa altrimenti ti buttiamo la benzina sotto la porta di casa e la incendiamo».  Lo spacciatore, poi, ritirò la denuncia e i tre vennero scarcerati. «Se ti trovo tra mezz’ora ti sparo in faccia» furono invece le minacce subite addirittura da una donna. A proferire queste parole, secondo le indagini dell’Antimafia, Pio Aprea, detto “priariello”; Mario Russo, alias “Marittiello ‘o pilota” e Giovanni Amirante. I primi due arrestati nel corso dell’ultimo blitz, il terzo indagato ma con obbligo di soggiorno e di presentazione all’autorità giudiziaria.

aprea pioANCHE DONNA MINACCIATA DI MORTE – La donna vittima delle minacce faceva la parcheggiatrice e avrebbe dovuto sloggiare dalla sua zona di competenza, a Monterusciello. Più volte picchiato, inoltre, un parcheggiatore di via Napoli: avrebbe dovuto consegnare all’organizzazione 70 euro a settimana. Il ricorso ai pestaggi poteva avvenire anche solo per aver frequentato personaggi non graditi ai fratelli Ferro. Come quello subito da un uomo dopo l’arresto di un suo amico.

paolo-cozzolino-42-anni
paolo-cozzolino-42-anni

PICCHIATO E LASCIATO SOLO IN STRADA – Drammatico il racconto di Napoleone Del Sole: «Questo ragazzo fu picchiato pesantemente dai Ferro. Fu proprio lui a raccontarmi come si erano svolti i fatti. Mi disse che era stato avvicinato da priariello e paoletto (Pio Aprea e Paolo Cozzolino, ndr) e lo portarono al solito posto a Quarto. Mi raccontò che in macchina mentre lo portavano a Quarto […] già cominciarono a picchiarlo, e nonostante lui li supplicasse di non fargli segni in faccia in quanto doveva andare a trovare il padre in ospedale, loro continuarono a picchiarlo. A Quarto c’erano i Ferro ed altre persone che continuarono a riempirlo di botte. Quando finirono di picchiarlo gli dissero che doveva consegnare loro la sua autovettura e non lo riaccompagnarono fino a casa ma lo lasciarono a piedi a metà strada. Lui fu costretto a prendere la macchina della madre, se non sbaglio una Panda e gliela consegnò a Quarto. Dopo un poco di tempo la macchina gli fu restituita e quando ne rientrò in possesso si accorse che era stato anche architettato un falso sinistro con tale autovettura».