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POZZUOLI/ Centro Iside a rischio chiusura, la protesta scende in strada

POZZUOLI/ Centro Iside a rischio chiusura, la protesta scende in strada
  • Pubblicato22 Maggio 2017

POZZUOLI – Hanno occupato pacificamente via Orsa Minore per protesta, preoccupati per il loro futuro e quello dei loro pazienti. Sono i lavoratori del centro Iside di Licola, che ancora una volta hanno esposto striscioni con slogan che ben descrivono i loro timori.

SIT-IN IN STRADA A LICOLA – “Tutelate i dipendenti di Iside”, “Iside esige rispetto”. Questo ciò che si leggeva sugli striscioni, scritte che si sono trovati di fronte anche gli automobilisti bloccati per alcuni minuti lungo la strada per la protesta in corso. Tutto nasce da una decisione dell’Asl Napoli 2 Nord che prevede la “dismissibilità” dei pazienti e dunque il loro trasferimento in strutture di diretta competenza dell’azienda sanitaria. In pratica, una internalizzazione che non piace agli operatori del centro che oltre a temere per il proprio posto di lavoro, sottolineano come lo spostamento dei pazienti – tra l’altro affetti da patologie psichiatriche – possa avere ripercussioni gravissime sulle loro cure e sugli avanzamenti delle terapie.

PROTESTA ALLA REGIONE – Mercoeldì mattina la protesta si sposterà al Centro Direzionale, Nel palazzo che ospita il consiglio regionale si riunirà la V Commissione (Sanità) per discutere proprio del futuro della struttura di Licola. Una corsa contro il tempo per operatori e pazienti: l’Asl ha infatti comunicato che l’esternalizzazione scatterà il prossimo 30 giugno.

“CONSEGUENZE IRREPARABILI” – Così gli operatori del centro Iside: «Sia i vertici della società Serapide Spa (a cui fa capo Iside, ndr) sia i sindacati, ignorano i motivi per i quali i pazienti vengono dimessi da queste strutture. Qualora queste dimissioni dovessero avvenire anche per gli ospiti della struttura, cinquanta famiglie si ritroverebbero senza più uno stipendio. Il lavoro svolto da diversi anni verrebbe vanificato, e il trauma subito da persone già profondamente colpite dalla sofferenza provocherebbe conseguenze irreparabili».