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POZZUOLI/ La camorra e quel novembre di sangue tra Monterusciello e Toiano

POZZUOLI/ La camorra e quel novembre di sangue tra Monterusciello e Toiano
  • Pubblicato4 Novembre 2017
Vittorio Avallone e Gennaro Izzo
Vittorio Avallone e Gennaro Izzo

POZZUOLI – Un omicidio e un gravissimo ferimento, due episodi avvenuti a pochi giorni l’uno dall’altro e che insanguinarono la periferia della città nel novembre del 2008. Vittime furono Gennaro Izzo e Vittorio Avallone, presi di mira dai killer delle due fazioni oramai contrapposte del clan: i Longobardi-Pagliuca da una parte e i Beneduce dall’altra. Erano circa le 23 del 19 novembre quando Gennaro Izzo, 33 anni, si trovava nella sua abitazione, a via Catullo, una casa ricavata al piano terra di una delle tante palazzine denominate “carrarmati”, nel cuore del rione Toiano.

longobardi gennaro
Gennaro Longobardi

IL DOPPIO AGGUATO – Al portoncino bussano al campanello, Gennaro Izzo apre ed esce di un metro dalla sua abitazione. Passano pochi secondi e i killer entrano in azione. Quattro colpi in rapida sequenza non lasciano scampo all’uomo. Uno dei proiettili viene sparato in pieno volto, sfigurandolo. Le indagini verranno poi svolte dal commissariato di polizia di piazza Italo Balbo. Passano appena tre giorni e per strada torna il piombo. Vittorio Avallone, all’epoca 42enne, riesce miracolosamente a salvarsi. Ma resterà sfigurato per sempre, con evidenti cicatrici al volto e la perdita di un occhio. L’agguato a Monterusciello, in via De Chirico. Intorno alle 22 un’auto affianca Avallone che di lì a poco sarebbe rincasato. Partono i colpi di pistola e l’uomo cade sull’asfalto sanguinante e privo di sensi . Chi sparò e per quali motivi? Anni dopo saranno i collaboratori di giustizia a fornire una spiegazione.

Gaetano Beneduce
Gaetano Beneduce

IL RACCONTO DEL PENTITO – Uno dei pentiti principali del clan se addebiterà addirittura la piena responsabilità per uno degli agguati e in particolare quello ai danni di Vittorio Avallone. Così il collaboratore di giustizia Francesco De Felice durante un interrogatorio: «Sono stato io a dargli la prima “botta” in faccia […] Le pistole usate furono una Tanfoglio e una pistola a tamburo. Io ho usato quella a tamburo, con la quale ho esploso un solo colpo attingendo la vittima al volto». A finire vittima della ferocia del gruppo di fuoco persino un cane randagio che si trovava lungo la strada e incontrato da uno degli esecutori dopo l’agguato. «Dopo aver sparato ad Avallone abbiamo visto un cane. Poiché io ho paura dei cani, mi sono bloccato e ho urlato […] lui ha sparato all’animale, uccidendolo». Il tentato omicidio sarebbe stata una risposta del gruppo opposto all’agguato nel quale rimase ucciso Gennaro Izzo, ritenuto vicino ai Longobardi-Pagliuca. Che nel frattempo avevano anche stretto un’alleanza con i Sarno di Ponticelli.

DROGA ED ESTORSIONI – Il duplice agguato sarebbe sorto in seguito a frizioni tra i due gruppi per questioni legate allo spaccio di stupefacenti, ed indirettamente alle estorsioni. «La decisione di ammazzare Vittorio Avallone è stata presa dopo l’omicidio di Gennaro Izzo che avvenne il mercoledì della stessa settimana in cui fu poi fatto l’agguato ad Vittorio Avallone il successivo sabato sera – ha raccontato ancora Francesco De Felice – In effetti Gennaro Izzo era una persona che teneva una piazza di spaccio per conto del nostro gruppo. Proprio per questo e per impedire che noi continuassimo a gestire il traffico di droga su Pozzuoli, il gruppo Beneduce aveva fatto ammazzare Gennaro Izzo. Quando seppi questo fatto pensai che era arrivato il momento di dare una forte risposta e di ammazzare qualcuno dei Beneduce; come ho già detto in altri interrogatori questa era una mia volontà già da alcuni mesi perché ritenevo che solo in questo modo si potesse costringere gli affiliati di Beneduce a ritirarsi così consentendoci di fare il giro di Natale per le estorsioni».