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POZZUOLI/ «Un medico dell’ospedale “La Schiana” mi ha salvato la vita»

POZZUOLI/ «Un medico dell’ospedale “La Schiana” mi ha salvato la vita»
  • Pubblicato4 Marzo 2012
Tiziana Caldarelli - la protagonista della storia

POZZUOLI –  «Avvertire il rischio di morire e ritornare a vivere meglio di prima grazie all’aiuto di un uomo di rara determinazione e dedizione per il suo lavoro. Grazie anche a tutto il personale della Medicina Generale dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli che ha alleviato le mie sofferenze quotidiane con grande pazienza e sensibilità». Parole di Tiziana Caldarelli, 45 anni, insegnante di matematica residente a Licola e madre di due bambini di 3 e 6 anni. Oggi dopo tanta sofferenza si sente rinata, vede finalmente un futuro roseo davanti a sè. Ma la sua storia rappresenta anche un’esperienza di “buona sanità” che fa da contraltare ai tanti casi di “malasanità” che troppo spesso vengono alla ribalta delle cronache. Tiziana era affetta dal “Morbo di Chron”, una grave malattia infiammatoria cronica intestinale che nel tempo l’aveva distrutta sia fisicamente che psicologicamente a tal punto da farle perdere quasi 30 chili in appena un mese. Dopo essere stata ricoverata d’urgenza ormai quasi in fin di vita, iniziò un altro lungo calvario per arrivare a monte della malattia: infine, si decise per l’asportazione del colon. Un’ operazione che le avrebbe compromesso il resto della vita.

Il pronto soccorso dell'ospedale "La Schiana"

SALVATA DA UN MEDICO –  Ma l’insistenza e la caparbietà di un medico, Roberto Lamanda, che lei definisce il suo “angelo custode” e del suo staff contribuirono a scongiurarlo. Tiziana fu salvata grazie ad un raro farmaco biologico, l’ Infliximab, molto costoso (850 euro ogni dose) e pertanto fornito alle strutture  pubbliche in quantità limitata e solo in casi di effettiva  necessità che quel dottore  riuscì ad ottenere in extremis. La storia di Tiziana ha inizio nell’ Aprile del 2011 quando comincia ad assumere per via orale, dopo controllo dal ginecologo, ferro associato a stimolatori di assorbimento a livello intestinale. Ma subito inizia ad avere spasmi all’addome continui, diarrea ed un forte senso di stanchezza. Nonostante la sospensione del trattamento i sintomi non regrediscono, anzi peggiorano: febbre a 38,5 gradi, coliche, sangue nelle feci e forti dolori addominali.  «Consultai il medico di base che mi suggerì un antibiotico ma la febbre aumentò fino a superare i 39 gradi. Ero costretta ad andare ripetutamente in bagno, ma perdevo tanto sangue a tal punto che nemmeno riuscivo a dormire – racconta. Dall’inizio dei sintomi intanto era passato circa un mese di tentativi con farmaci differenti ma la situazione si era aggravata al punto estremo da non riuscire più ad alzarmi dal letto, a parlare ed a mangiare, avendo circa 15 evacuazioni emorragiche al giorno  e febbre quasi a 40 gradi».

RICOVERATA D’URGENZA –  Poi un sabato sera di maggio Tiziana Caldarelli viene portata d’urgenza al Pronto Soccorso, in gravi condizioni: aveva una forte emorragia intestinale col rischio imminente di una perforazione dell’intestino. Dopo 2 giorni viene trasferita in Medicina Generale, non essendo in quel momento possibile la degenza presso il Reparto di Gastroenterologia. «Qui svolgeva la sua attività il medico specialista che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia sventurata vicenda, il Dottor Roberto Lamanda che in seguito ad alcuni accertamenti diagnostici mi comunica la diagnosi : dopo circa vent’anni di vita affetta da moderati  sintomi a livello dell’apparato digerente, scoprivo di avere il Morbo di Chron, che stava consumando rapidamente il  mio corpo». Da quel momento quel medico non la lascerà mai più iniziando con lei una lunga e ardua battaglia. «Non mi ha mai abbandonata sostenendomi psicologicamente e combattendo contro le difficoltà del sistema burocratico e gli impedimenti logistici della sistema»  Dopo i tentativi tutti falliti di curare la malattia con il cortisone non restava altro che l’asportazione del colon: un intervento che le avrebbe pregiudicato il resto della sua vita. Il medico decise di reperire quel farmaco raro e difficile da ottenere a causa di quella macchina burocratica che rallenta i processi anche nel campo della Sanità. « Assunsi per la prima volta quel farmaco la mattina del 10 giugno e quasi per miracolo dopo solo alcune ore, nella stessa giornata, la temperatura scende a valori quasi normali, la scariche si arrestano quasi del tutto, i dolori diminuiscono sensibilmente. La battaglia che avevamo fatto io ed il dottore, verso una malattia importante e contro i  limiti del sistema sanitario italiano, aveva cominciato a dare i suoi frutti. Da quel momento, continuando ad assumere il “farmaco miracoloso”, il mio stato di salute è andato velocemente a migliorare  fino al mio ritorno a casa. posso dire di essere rinata».

RITORNO ALLA VITA NORMALE –  Fino al giorno in cui fu dimessa. Oggi seppur portando dietro ancora i segni di quella sofferenza Tiziana ha ripreso tutte le sue attività: è ritornata a fare la mamma ed anche l’insegnante.  «Ringrazierò per sempre il Dottore ed alla sua equipe per avermi restituito una vita per molti aspetti migliore e per non avermi abbandonato mai in questa  terribile avventura, sostenendomi nei momenti di maggiore sconforto.  Grazie anche a tutto il personale della Medicina Generale dell’Ospedale di Pozzuoli, medici infermieri  ed ausiliari,  che hanno alleviato le mie sofferenze quotidiane,  con sensibilità, pazienza e grande umanità.  Conoscere la vera sofferenza fisica, avvertire il rischio di morire e ritornare a vivere meglio di prima grazie all’aiuto di un uomo di rara determinazione e dedizione per il suo lavoro, fa comprendere la futilità di numerose  cose che affollano la nostra esistenza ed il suo valore  profondo che sta invece nelle relazioni umane ed in quei fugaci ed inaspettati  momenti di serenità che dobbiamo essere pronti ad apprezzare e godere nonostante i ritmi frenetici caratterizzano la quotidianità. I casi di “malasanità” sono ormai all’ordine del giorno ma talvolta la professionalità e l’umanità di un medico possono risolvere situazioni gravi, ai limiti del pericolo di vita, andando contro le comuni aspettative dei cittadini nei riguardi del sistema sanitario nazionale»

GENNARO DEL GIUDICE