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Niente permessi, protestano i pescatori di polpi: «Da quattro anni ci impediscono di pescare»

Niente permessi, protestano i pescatori di polpi: «Da quattro anni ci impediscono di pescare»
  • Pubblicato26 Ottobre 2011
Un' imbarcazione dedita alla piccola pesca a Pozzuoli

POZZUOLI –  «La nostra è una pesca tradizionale, la facevano i nostri nonni e la continuiamo noi. Ma purtroppo da quattro anni ci viene impedita». E’ la denuncia di Alessandro Chiocca “nassaiuolo” di Pozzuoli che insieme ad altre 12 famiglie di pescatori di polpi sta vivendo grandissime difficoltà a causa dei problemi con l’area marina protetta ” Il Regno di Nettuno”. Da 4 anni infatti a tutti i pescatori puteolani di polpi non vengono concessi i permessi di pesca all’interno dell’Area Marina Protetta. Una situazione diventata insostenibile e che ha spinto un nutrito gruppo di pescatori a indire uno sciopero per i prossimi giorni

IL PROBLEMA: PERMESSI SOLO AGLI ISOLANI – Difatti le autorizzazioni vengono concesse solo 20 permessi annui che vanno sempre ad appannaggio di pescatori procidani ed ischitani (la direzione del “Regno di Nettuno” è tutta ischitana e procidana). I permessi elargiti dall’ AMP sarebbero poi del tutto inutili, visto che dei 20 concessionari solo un’ imbarcazione pratica davvero questo tipo di pesca.

 

Le nasse usate per la pesca dei polpi

A BASSO IMPATTO AMBIENTALE – La pesca dei polpi con le nasse consiste nell’immergere a una decina di metri di profondità le nasse, che sono delle trappole cilindriche dentro le quali i polpi rimangono intrappolati appena attratti da un’ esca. Oltre ad essere una pesca altamente selettiva (oltre ai polpi vengono catturate solo le murene) rappresenta anche una pesca a basso impatto ambientale dato che le trappole poggiate sul fondo sabbioso non danneggiano la flora marina.

SI PESCA TRA MILLE DIFFCIOLTA’ – Ma come procede il lavoro dei pescatori coinvolti? «Oggi stiamo pescando in una zona vicino Procida che però è poco pescosa» – ci spiega Alessandro.  I pescatori puteolani potrebbero pensare di pescare in altre zone ma c’è il problema della pesca a strascico, illegale, che distrugge le nasse poste sul fondo marino. «Purtroppo se ci spostiamo andiamo ad invadere le zone delle pesca a strascico, le reti a strascico distruggono tutto ciò che trovano, anche le nostre nasse»

L’ASPETTO LEGALE«La vicenda ha un iter lungo e complicato – spiega Claudio Ismeno, l’avvocato che difende i pescatori puteolani – Sono due anni che facciamo regolarmente domanda all’Area Marina Protetta di poter pescare in quelle acque, ma non ce lo concedono. Le motivazione addotte dall’ex direttore del Regno di Nettuno, Riccardo Strada, sono contestabilissime e noi abbiamo prodotto una ricca documentazione con tanti riferimenti normativi che contraddicono le sue disposizioni. Una doverosa precisazione: per l’Unione Europea le nasse non sono da considerare trappole. Si tratta solo di piccoli contenitori cilindrici in cui solo i polpi comuni adulti entrano. Abbiamo fatto ricorso al Tar e siamo in attesa di una risposta»

IL RUOLO DELLA POLITICA – Fino ad oggi i piccoli pescatori puteolani hanno pagato a caro prezzo l’assenza della politica in città. E oggi che a Pozzuoli c’è finalmente un Sindaco e non più un commissario ci si aspetta che l’amministrazione si adoperi per risolvere il problema che non coinvolge solo le 12 famiglie in questione. La difesa della piccola pesca è anche la difesa di un pezzo di storia di Pozzuoli, della sua cultura e delle sue tradizioni.

ANGELO GRECO
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