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LICOLA/ Litiga col fratello e sperona auto della nipote facendola ribaltare: per vendetta i familiari gli distruggono l’ufficio

LICOLA/ Litiga col fratello e sperona auto della nipote facendola ribaltare: per vendetta i familiari gli distruggono l’ufficio
  • Pubblicato14 Marzo 2012
La stazione dei Carabinieri di Licola

POZZUOLI –  Scene degne del migliore film d’azione per un “Pomeriggio di ordinaria follia” con tanto di inseguimento, speronamento e auto che si ribalta. Poi la rissa, con assalto e distruzione. Teatro della battaglia Licola; protagonisti: fratelli, zii e nipoti. Epilogo: 3 arresti e 2 feriti. La faida familiare inizia martedì pomeriggio intorno alle 15 quando i fratelli Salvatore e Pasquale Capuano, rispettivamente di 40 e 53 anni iniziano a litigare per motivi presumibilmente legati a disaccordi commerciali e personali. Volano parole grosse tra i due e tra i presenti alla discussione, tra i quali c’è anche la figlia 25enne di Pasquale la quale prende le parti del padre e a quanto pare colpendo la sfera personale dello zio. A quel punto la ragazza prende la sua auto, una Smart di colore grigio e nero, e si mette in cammino verso Licola, zona mare.

L’INSEGUIMENTO –  Percorsa via Nullo, strada che di collegamento tra Licola Borgo e Varcaturo, la giovane giunta in via Pozzuoli Giugliano nei pressi del depuratore di Licola viene speronata dall’auto dello zio, una Wolkswagen Tuareg di colore nero. Sono le 16 circa quando la rabbia dello zio scatena la vendetta verso la nipote.  La scena non passa inosservata agli automobilisti che in quel momento si trovano a transitare lungo la strada, nelle vicinanze di scuole e attività commerciali. “Sembrava che la Smart stesse trainando il fuoristrada prima che questo la facesse ribaltare” racconta una testimone sul posto.

LO SPERONAMENTO –  Giunta all’angolo dell’ingresso ai depuratori di Licola, la Smart della 25 svolta verso destra, in direzione Licola Mare quando improvvisamente la Tuareg gli finisce addosso buttandola fuori strada  e facendola ribaltare. Fortunatamente la biposto sulla quale viaggiava la ragazza insieme ad un’amica 31enne finiva contro il muretto che divide la strada da un autolavaggio e un distributore di benzina.  Diversamente, senza quella sorta di protezione, l’auto sarebbe potuta finire contro le colonnine di carburante. A quel punto con la Smart finita sottosopra, Salvatore Capuano, 40 anni, residente in via Marziale, autotrasportatore,  già noto alle forze dell’ordine, si da alla fuga a bordo del suo fuoristrada. Nel frattempo le due ragazze vengono soccorse da alcuni passanti. Nell’impatto riporteranno contusioni multiple che i medici dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli al quale si recheranno autonomamente, riterranno guaribili in 5 giorni. Ma la sequenza di un pomeriggio di ordinaria follia non finisce qui.

LA VENDETTA –  Appresa la notizia, il padre della 25enne Pasquale Capuano, 53 anni, residente a Giugliano in Campania al viale dei Pini Nord, anch’egli autotrasportatore e già noto alle forze dell’ordine si dirige presso gli uffici della ditta di trasporti del fratello Salvatore per vendicarsi. Ad accompagnarlo  Biagio Ciccarelli, 28enne, residente a Giugliano in Campania, quest’ultimo parente della 31enne che viaggiava a bordo della Smart con la figlia di Pasquale. I due una volta giunti presso gli uffici della ditta di trasporti di Salvatore Capuano in Via delle Colmate con un crick iniziano a distruggere arredi, suppellettili, computer e apparecchiature informatiche, minacciando di morte gli impiegati presenti che terrorizzati chiedono aiuto ai carabinieri. Giunti sul posto, i militari della vicina stazione di Licola riescono a bloccare i due fermando la loro ira distruttiva.

TRE ARRESTI –  Ma non è ancora finita. Dopo averli fermati e condotti in caserma, inizia la caccia a Salvatore Capuano, l’autore dello speronamento, che dopo ore di ricerche veniva rintracciato e bloccato intorno le 22 e anch’egli condotto nella stazione dei carabinieri di Licola. Nei confronti dei tre il magistrato di turno ha disposto gli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni in attesa del processo con rito direttissimo.

GENNARO DEL GIUDICE