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Centro Commerciale a Monterusciello: storia di un fallimento

Centro Commerciale a Monterusciello: storia di un fallimento
  • Pubblicato6 Luglio 2011
Uno degli ingressi del Centro commerciale

POZZUOLI – Chiacchiericcio, musica assordante,  carrelli che s’ incrociano, lo scintillio delle vetrine, i mille colori dei negozi: il sogno. Dall’altra, il silenzio opprimente rotto solo dal fruscio delle foglie mosse da lucertole e ratti, buio pesto anche di giorno e una terribile sensazione di abbandono. Due istantanee dello stesso luogo: immaginazione e realtà. Quello che sarebbe dovuto essere e quello che invece oggi è  il “Centro Commerciale” di Monterusciello.

LA STORIA – Costruito nel 1984 costò  oltre 10 miliardi delle vecchie lire, una cifra stratosferica all’epoca. Arrivata alle stelle anche per errori di progettazione e di edificazione, come  la torre dell’ascensore costruita incredibilmente all’esterno della struttura. Posto su Via Modigliani, il centro commerciale sarebbe dovuto essere il cuore pulsante della “new town” di Monterusciello, nelle menti degli architetti che vollero una Monterusciello in stile “città  americana”. In questa avveniristica struttura di ferro e cemento avrebbero dovuto trovare collocazione i commercianti evacuati dal centro storico.  Il primo grande centro commerciale quando in Italia strutture del genere all’epoca se ne contavano sulle dita di una mano. L’opera fu terminata, consegnata ma mai inaugurata e messa in funzione. Si dice “per colpa dei continui rifiuti da parte dei commercianti puteolani, che non volevano trasferirsi in quel grosso edificio, che a detta loro avrebbe messo fine all’economia puteolana”

Cancelli chiusi

QUANTE OCCASIONI SPRECATE – Una volta capita l’impossibilità della struttura a diventare “polo commerciale”, numerose  furono le destinazioni d’uso paventate.   L’interesse di qualche Università per una sede distaccata, come nel caso della Seconda Università di Napoli, che prima pensò alla facoltà di “Oceanografia” e poi alla sede di Ingegneria applicata. Ma le esose richieste delle varie amministrazioni comunali succedutesi hanno fatto si che non se ne facesse più nulla. Se Pozzuoli avesse vinto la battaglia contro Giugliano per l’assegnazione del Tribunale (1999), probabilmente il “nuovo foro” sarebbe stato Monterusciello. O anche quando il Comune di Pozzuoli decise di spostare il Tribunale da Via Celle e forte della nuova “destinazione d’uso” qualcuno propose di utilizzare la megastruttura di Via Modigliani.  Ma alla fine prevalse la linea  “fitto” in Via Pisciarelli.

Interni

BENE ALIENABILE – Un “primo valore” venne dato dai tecnici comunali e non da tecnici esterni, e approvato dall’allora giunta comunale , presieduta dall’ora sindaco poi epurato Pasquale Giacobbe. Poi c’è stato un ribasso del del valore iniziale degli immobili del 10%. Quindi una rivalutazione a seguito dello “sconto” ripresa dal commissario straordinario Roberto Aragno, che attraverso la delibera 85 dello scorso settembre ha reso noto, per ognuno dei 14 beni alienabili del comune di Pozzuoli, un valore di base d’asta. Atto per certi versi anche “dovuto” quale conferma a sostegno dell’equilibrio di bilancio 2010.E tra questi figurava anche il “Centro Commerciale” di Monterusciello con un prezzo di base d’asta di 5 milioni 175 mila euro.

27 ANNI DOPO – Oggi la struttura non solo è abbandonata ma è anche diventata un pericolo, viste le precarie e disastrate condizioni strutturali. Nonostante da un lato i cancelli siano ben serrati per negare l’accesso, è semplicissimo accedervi attraverso il parcheggio della Chiesa S. Artema. Dove, percorsa una rampa di scale si giunge all’ingresso dei sotterranei.  Pochi metri e si raggiunge il ventre della struttura, dove subito si capisce come all’interno del Centro Commerciale ci sia vita. Il primo segnale è dato dai numerosi rifiuti speciali, poi in una siringa usata per iniettarsi eroina. La facilità dell’ingresso è un costante pericolo, i decenni di abbandono ed i continui saccheggi hanno minati la sicurezza delle struttura.  Qualcuno vaga tra i locali, ladri di rame, suppellettili e infissi nel corso degli anni hanno “spolpato” quella “Grande Opera”, della quale purtroppo oggi è rimasto solo un ammasso di ferro arrugginito.

GENNARO DEL GIUDICE
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ANGELO GRECO
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