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AMICI ANIMALI/ Agnello: un cucciolo ammazzato per tradizione

AMICI ANIMALI/ Agnello: un cucciolo ammazzato per tradizione
  • Pubblicato24 Marzo 2015

a cura di Simona Vitagliano

“Agnello di Dio,

che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.

Agnello di Dio,
che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.

Agnello di Dio,
che togli i peccati del mondo,
dona a noi la pace.

L’agnello immolato per noi
è degno di onore e di gloria.

L’agnello immolato per noi
è degno di onore e di gloria.

Come l’Agnello condotto alla morte
Cristo non aprì bocca.

Agnello di Dio,
che togli i peccati del mondo,
dona a noi la pace.”

 

L'agnello
L’agnello

LA STORIA – Il rito dell’agnello sacrificale risale a prima della venuta di Cristo, ed è citato nel Vangelo di Giovanni soltanto come metafora per il ruolo che Gesù avrebbe avuto di lì a poco: un ruolo, appunto, di un innocente che sacrifica la sua stessa vita, versando il suo stesso sangue. La Pasqua era una delle feste principali dei Giudei: era la celebrazione in ricordo della liberazione divina degli Israeliti dall’Egitto, e infatti l’Agnello pasquale nell’antico testamento è il memoriale di questo evento. Sarebbe stato proprio il Signore, infatti, ad indicare a Mosè ed Aronne come tale sacrificio doveva avvenire e in quale momento. D’altro canto, tutte le mattine e tutte le sere, a Gerusalemme, veniva sacrificato un agnello nel tempio, per espiare i peccati del popolo (secondo Esodo). Il sacrificio di agnelli e capretti quindi, risale in realtà alla Pasqua Ebraica, e ancor prima, a riti pagani che, come spesso avviene, vennero implementati nelle tradizioni religiose. E allora perché sono millenni ormai che nel giorno della Resurrezione del Cristo è usanza mangiare agnello o capretto? Chi ha deciso questa cosa? E’ importante notare come il Cristianesimo in realtà, con le “ordinanze” e i “consigli” che conosciamo noi, non è quello che lo stesso Gesù professava. Quello che è pervenuto fino a noi è in realtà una scelta politica, fatta da Costantino I con il Concilio di Nicea nel 325 d.C. All’epoca l’impero romano andava perdendo potenza, poiché i paesi periferici cercavano, spesso anche con la violenza, di rendersi sempre più indipendenti, e si erano formate due scuole di pensiero: una che credeva Gesù figlio di Dio, e quindi di matrice divina, e una che invece lo credeva essere umano semplice a tutti gli effetti. Istituendo il Cristianesimo come religione “ufficiale” Costantino I si assicurò un momento di tregua, poiché, in un popolo dove per la religione vigente si è tutti fratelli, le rivolte sanguinose diventano soltanto un ricordo, col tempo. La religione Cristiana quindi ebbe il ruolo di una “colla” che tenesse insieme i pezzi di qualcosa che sembrava stesse per esplodere e, contemporaneamente, doveva però rendere soddisfatti chi la professava. Fu per questo motivo infatti che Costantino, abile manipolatore, istituì anche una serie di festività all’interno del credo Cristiano, accompagnate da banchetti, cibo e rituali. Non è chiaro se il sacrificio degli agnelli sia stato istituito proprio da lui o meno, ma è facile capire come in un momento storico del genere, per accattivarsi le masse, Costantino avrebbe fatto qualunque cosa: i romani volevano continuare a celebrare la Pasqua Ebraica mangiando l’agnello, e l’impero poteva solo assecondarli sperando che nonostante questo cominciassero a sentirsi cristiani. E’ per questo quindi che c’è stata come una “convergenza” e un mescolamento di riti e usanze. Lo stesso Papa Ratzinger tempo fa si espresse in merito, asserendo che Gesù aveva certamente celebrato la Pasqua senza mangiare agnello, e che quindi tale usanza non poteva essere attribuita a lui o alla sua vita, poiché egli stesso non aveva fatto suo un rito ebreo.

Un agnellino appena nato
Un agnellino appena nato

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI – Una volta andati a fondo dell’equivoco storico e religioso però, vale la pena andare anche a fondo di qualcosa che, in ogni caso, è un orrore e uno scempio che si ripete tutti gli anni, con incidenza maggiore nei mesi che precedono le feste Pasquali. In un giorno dove, per chi è credente, si dovrebbe celebrare la resurrezione e la rinascita, e quindi un miracolo vero e proprio, non ci si dovrebbe macchiare del sangue di cuccioli innocenti che vengono seviziati e praticamente torturati nei primi giorni di vita, alla fine dei quali questa stessa vita verrà spezzata per sempre, nel sangue. La produzione di carne di agnello, come si immagina, incrementa molto nei mesi primaverili, quando la Pasqua è alle porte e la richiesta di massaie “esperte” per portarli sulle proprie tavole è maggiore. Gli agnelli e i capretti sono semplicemente dei cuccioli, strappati appena nati alle loro madri, e tenuti segregati, rinchiusi, per giorni, per motivi di business: facendo in modo che non succhino troppo latte materno e che non bruchino troppo, la loro carne si mantiene bianca, e più “tenera”. Spesso la cosa viene enfatizzata attraverso l’utilizzo di antibiotici che vengono loro somministrati, anche perché spesso a causa di questo modo di trattarli si ammalano. I piccoli quindi, sin da quando nascono, vivono una vita fatta di buio, poco cibo e terrore, lontano dagli adulti. Arrivato il momento X vengono portati tutti in grandi stanze dove verranno ammassati, spesso infilati in “catene di montaggio” per poi essere appesi per una zampa e tirati su, per rendere lo sgozzamento più facile. Tra un momento e l’altro dovrebbe essere prevista la pratica dello stordimento che, per legge, dovrebbe assicurare che l’uccisione avvenga quando l’animale non è cosciente, ma quando il numero di animali è molto alto non tutti riescono ad essere storditi, senza contare che c’è la componente dell’adrenalina e del terrore: gli animali poco storditi o che si svegliano durante questi momenti capiscono esattamente cosa sta succedendo, o forse no, e proprio per questo cominciano a gridare e piangere emettendo suoni molto simili a quelli che emetterebbe un cucciolo di un qualunque altro animale, incluso l’animale “uomo”. Tutti gli altri che sono nella stanza, quindi, cominciano ad urlare, e lo scenario diventa veramente terribile e penoso. I corpicini candidi e bianchi degli agnelli risaltano in mezzo a tutto quel rosso che sgorga dalle loro gole nel momento in cui vengono sgozzati. E’ il massacro dei cuccioli innocenti. Tutto questo per poi finire, con i loro ossicini e la loro carne bianca, sulle tavole della gente, dopo essere stati abbrustoliti nei loro forni, magari affianco a un po’ di patate.
Non si tratta di diventare o meno vegetariani, perché questo è un altro tipo di scelta, ma si tratta di capire che dietro questo tipo di usanza non solo c’è un fondamento storico di manipolazione e controllo, ma anche un’immensa sofferenza e tristezza di animali che vengono concepiti e messi al mondo solo ed esclusivamente per essere ingurgitati in un giorno dell’anno “perché così si è sempre fatto”. Fortunatamente da un po’ di anni la richiesta di queste carni è scesa, e di parecchio, ma ci sono ancora molti anziani e normali cittadini che continuano a festeggiare la Pasqua nel modo che loro ritengono “corretto” perché è “come da tradizione”.

TRADIZIONE O EVOLUZIONE? – Persino Galileo venne ritenuto eretico, fu minacciato di morte e dovette abiurare la sua teoria eliocentrica in favore di quella geocentrica, evidentemente falsa (come poi ha saputo infallibilmente dimostrare la scienza più tardi) cioè l’unica teoria approvata dalla Chiesa. Come è stato scritto più su, non si tratta di essere o meno credenti, o essere o meno vegetariani: si tratta di usare la testa e il buonsenso, e di essere disponibili a cambiare idea man mano che i progressi, le evoluzioni e le informazioni cambiano i nostri percorsi, le nostre vite e a volte anche i nostri stessi fondamenti.